17 Marzo, in Crimea la popolazione opta per l’annessione alla Russia con il 96,6% dei voti favorevoli tra i partecipanti al referendum del giorno precedente. Poche ore dopo il presidente russo Vladimir Putin riconosce la Crimea come “Stato indipendente e sovrano” e uno status speciale per la città di Sebastopoli. Nell’importante città costiera ed in tutta la penisola esplode la gioia.
Un referendum, il meglio che la democrazia possa offrire, che – a detta di Gorbaciov – ha permesso di correggere un errore del passato.
Il clima internazionale rimane caldo: subito dopo la firma del documento per l’annessione della Crimea alla Russia da parte di Putin le reazioni non si fanno attendere.
Gli Stati Uniti annunciano sanzioni economiche per la Russia. A confermare la notizia le parole del vice presidente degli States, Joe Biden, in visita in Polonia.
La Germania, l’Italia e i rappresentanti dell’Unione Europea annunciano medesime azioni nei confronti della Federazione.
Il Ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius annuncia: “rispetto al G8, abbiamo deciso di sospendere la partecipazione della Russia, vale a dire che è previsto che ci siano tutti gli altri paesi, i sette paesi più grandi, e che si riuniscano senza la Russia”. Regno Unito, Germania e Giappone però frenano e spiegano come la decisione non sia stata in realtà ancora presa.
Obama propone nel frattempo un G7 all’Aja per analizzare gli sviluppi della crisi ucraina e elaborare una linea d’azione comune.
Dall’Unione Europea parole dure: “il referendum in Crimea è illegale e illegittimo e il suo risultato non verrà riconosciuto". Questa la posizione espressa dal presidente della Ue Herman Van Rompuy e dal presidente della Commissione Ue José Barroso in dichiarazione congiunta.
La motivazione posta dagli occidentali, riguardante la lesione del diritto internazionale e della costituzione ucraina, sembra però scemare di fronte al diritto dell’autodeterminazione dei popoli, prerogativa ben espressa dal Referendum del 16 Marzo.
Ma non finisce qui, il presidente russo Vladimir Putin risponde agli attacchi della comunità internazionale portando la situazione della Crimea sullo stesso piano di quella del Kosovo, Nazione per cui “non è stato ritenuto necessario nessun permesso dal parte dei poteri centrali per procedere alla dichiarazione unilaterale di indipendenza”, ha dichiarato il Presidente, fornendo un precedente storico e legale, nonché approvato dalla comunità internazionale.
La situazione rimane dunque in stallo, la Russia ferma sulle sue posizioni, l’Occidente ancora impreparato e insicuro sulla linea politica da adottare.
L’Ucraina incespica tra il nuovo presidente eletto dal Parlamento ma con dubbia legittimità ed il referendum crimeo ritenuto illegale dalla maggioranza della comunità internazionale.