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La legge elettorale del 1861

Come è stato eletto il primo governo italiano?

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Italicum, Porcellum, dall'ascesa del PD di Renzi la riforma della legge elettorale è al centro del dibattito politico e mediatico. Sono trascorsi ormai più di 150 anni dall’unificazione nazionale del Bel Paese, l’Italia ha affrontato due guerre mondiali, ha vissuto momenti di crisi e successivi boom economici, la monarchia ha spianato il campo alla repubblica. Stagioni nere e rosse, stragi, attentati. Le leggi elettorali sono sempre state tra i principali interessi di politici e cittadini.

Quali sono le regole della prima legge elettorale? Con quali modalità andarono al voto gli elettori che portarono Minghetti e la Destra storica al vertice del primo governo più di trenta lustri orsono?

Era il lontano 1861, la giovane Italia conta 26 milioni di abitanti e ha un’economia fondata essenzialmente sull’agricoltura. Tralasciando le zone più ricche e sviluppate del Lombardo è un paese estraneo alla rivoluzione industriale che trasformò radicalmente economia e società di stati più solidi e antichi come Gran Bretagna e Francia. L’analfabetismo è un male grave che colpisce più del 60% della popolazione, con picchi del 90-95% nel Sud e nelle isole. È questo il panorama sociale all’alba delle prime elezioni amministrative nella storia della penisola unificata. La legge elettorale in vigore all’epoca è quella prevista nello Statuto Albertino, cioè la costituzione dell’ormai ex Regno di Sardegna, ora applicato in tutta Italia.
Possono votare i maschi adulti – al tempo la maggiore età si raggiungeva con i 25 e non con i 18 anni – che versano nelle casse del neonato stato almeno 40 lire di imposte annue e che sono in grado di leggere e scrivere.
I requisiti per andare al voto sono strettissimi per un paese poco istruito e povero. Gli elettori sono 400.000 e nel 1861 l’affluenza alle urne è bassa tanto che gli studi statistici evidenziano un astensionismo del 50%. In fin dei conti furono 200.000 firme a regolare la composizione del parlamento.

Chi ha diritto a essere eletto, quali sono le modalità di elezione?

Ogni elettore può essere a sua volta eletto. Il voto è uninominale, pertanto ogni seggio parlamentare esprime un unico vincitore. È chiaro come con regole del genere possano essere necessari pochissimi voti per ottenere un seggio in parlamento. I candidati per poter essere eletti devono conquistare la fiducia e la stima dei pochi aventi il diritto al voto e cercano di crearsi un elettorato fedele e solido con tutti i mezzi a loro disposizione.
Quali sono gli strumenti di persuasione in mano ai candidati? Con quali argomenti accaparrarsi il consenso e il voto dei cittadini?
Promesse, concessioni, favoritismi e laute elargizioni sono all’ordine del giorno. Questo modello è una conseguenza diretta di una legge elettorale che non solo evidenzia lo squilibrio tra le categorie sociali del paese ma lo rafforza. Il reciproco scambio di favori tra politici ed elettori genera un sistema fondato sul clientelismo: a fare il bello e il cattivo gioco è una ristretta élite di notabili. Di fatto è un’oligarchia a governare l’Italia. Un’oligarchia che è in grado di muovere capitali, fondi e finanziamenti, di gestire appalti e concorsi, di regolare le assunzioni negli uffici pubblici, di prendere importanti decisioni in politica interna ed estera. È un modello che funziona, almeno laddove lo stato riesce a far sentire la propria presenza.

 
 
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