La vendetta di Optì Pobà colpisce nel mezzo di una settimana in cui la serie A fa posto agli impegni della Nazionale: dopo l’elezione facile alla guida della Figc sembrava che l’imbarazzo sollevato dalla gaffe di sapore razzista di Carlo Tavecchio passasse in cavalleria, ma così non è stato, almeno a livello Uefa. Per il padrone del vapore calcistico italiano si prepara un semestre europeo… di parziale ostracismo. Potrà, certo, rappresentare la Figc in occasione degli eventi e delle cerimonie internazionali e, naturalmente, viaggiare al seguito degli azzurri nelle trasferte delle gare amichevoli o di qualificazione agli Europei, ma gli sarà interdetta la partecipazione alle commissioni Uefa. Non gli si sottrae la visibilità diplomatica, gli si nega l’agibilità politica. Nel lasso di tempo in cui sarà in vigore la squalifica non sarà eleggibile a nessun livello nell’ambito dell’associazione presieduta da Platini e avrà l’obbligo, inoltre, di portare a termine la realizzazione di un evento che promuova la condanna della cultura razzista nello sport. Dulcis in fundo, non interverrà ai lavori del congresso Uefa del marzo 2015. Il congresso di Vienna: e qui, dal momento che Tavecchio non è Talleyrand, sembra decisamente difficile che si ripeta il miracolo di uno Stato (calcistico, nel nostro caso) che, escluso in partenza, finisce poi per recitare la parte del leone al tavolo dei colloqui.
Dalla Figc fanno già sapere che non verrà presentato ricorso. “Per me non cambia nulla”, ha commentato il dirigente messo al bando. Nell’immediato, il presidente federale può dimenticare le amarezze godendosi quella che, finora, si è rivelata essere la sua creatura più riuscita: la Nazionale italiana di quell’Antonio Conte da lui fortemente voluto per la rifondazione azzurra.