Finanziato tre anni fà dal Ministero della Salute e dalla Regione Lombardia, arriva dall’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, un progetto nazionale volto a migliorare la diagnosi precoce della malattia di Alzheimer. Secondo recenti studi statistici, in Italia, 700mila sono le persone malate di Alzheimer. Si pensa, addirittura, che nel 2050, questo numero crescerà enormemente, fino a raggiungere, in Europa, i 115 milioni. Ad occuparsi del trattamento della malattia di Alzheimer, sono i centri UVA (Unità Valutazione Alzheimer). Si tratta di strutture specialistiche, dislocate su tutto il territorio nazionale.
Purtroppo i servizi erogati dalle Regioni e dalle strutture locali presentano una grande eterogeneità sia in termini di valutazione, che di diagnosi della malattia. Di conseguenza, la mancanza di coordinamento delle strutture ospedaliere e territoriali nella gestione della cronicità , determina un aumento dei costi per il Servizio Sanitario e le famiglie stesse. Il direttore del Dipartimento di Diagnostica e tecnologia applicata del Besta di Milano, Fabrizio Tagliavini, sostiene che la sperimentazione si è basata, particolarmente, sulla produzione di un protocollo condiviso per una diagnosi precoce della malattia di Alzheimer. Sono stati, oggetti di analisi, le fasi iniziali di declino cognitivo lieve, e gli effetti causati dalla beta amiloide, la proteina responsabile della malattia.
Inoltre, per garantire maggiore tutela verso questa grave patologia, il Beta ha messo a punto una serie di corsi formativi per le figure sanitarie e socio-sanitarie del territorio coinvolte nel progetto . A collaborare con il protocollo sono stati 500 medici di base, ai quali si sono affiancati 18 ambulatori specialisti territoriali di neurologia e geriatria degli Istituti Clinici di Perfezionamento e 13 UVA ospedaliere. Sono stati presi, in esame, 2000 pazienti che avvertivano i primi segni di demenza. Cosi facendo, si è riscontrato che questo percorso diagnostico- terapeutico, aumenta la prontezza da parte dei medici di famiglia, a indirizzare i pazienti agli specialisti.
I medici di base, a loro volta, hanno individuato un nuovo modo per valutare e controllare lo stato di salute dei pazienti. Si tratta di un test neuropsicologico di 30 domande, chiamato MMSE, Mini Mental State Examination, cioè mini-esame delle funzioni cognitive. Un efficace modello per la malattia di Alzheimer, che permetterà di far confluire in un database nazionale, tutti i dati relativi a marker cognitivi e comportamentali, oltre a quelli di neuroimaging.