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Lega, il senatore Stefano Candiani: oggi è finito un incubo

“Renzi come Icaro. Ora è caduto e con lui speriamo il renzismo” ha dichiarato il senatore leghista Stefano Candiani

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“Renzi come Icaro. Ora è caduto e con lui speriamo il renzismo”. Chi parla è il senatore della Lega Nord Stefano Candiani, dal Municipio di Tradate, città di cui è stato sindaco e dove ha seguito lo spoglio referendario.

Mentre le percentuali si attestano sulla vittoria del No, sgombrando il campo da qualsiasi sorpresa, l'analisi è secca: “Ha cercato di volare in alto, sperando che con tutti i soldi, la protezione e gli endorsment arrivati in questi mesi potesse manomettere le regole del gioco sfuggendo dal controllo democratico. E' la fine del Pd modello Renzi, della politica modello Renzi di chi pensa di gestire la cosa pubblica come fosse casa sua. Una politica tanto arrogante da riuscire a sincronizzare contro di lui tutta quella che ha definito <accozzaglia>”.

“Due anni di meschinità”, secondo il senatore, che hanno segnato la strada della riforma costituzionale fino al rigetto del voto popolare. Chiaro il riferimento ai rapporti con Angelino Alfano con Ncd prima e Denis Verdini con Ala poi, compagini di Governo che hanno fatto da stampella per tutte le riforme della fase post Nazareno, con i parlamentari verdiniani che, dopo l'ultimo ok alla riforma della Carta dove sono risultati decisivi, avevano sostituito i dissidenti Pd nelle principali commissioni. Da allora, una campagna elettorale dai toni sempre più accesi (e con una propaganda in cui si è toccato un fondo sinora inesplorato della bassezza). “La responsabilità è tutta di Renzi - sentenzia Candiani - Ha diviso il Paese attirandosi i vertici delle associazioni di categoria, rompendo ogni rapporto tra l'establishment e il popolo. La sua linea è quella che ha sempre seguito e che nel confronto con Zagrebelski è risultata chiara: annientare l'avversario umiliandolo, denigrandolo, tacendo chi provava a ragionare invocando velocità. Tra il tweet e il libro, ha vinto il secondo. Non mi aspettavo un divario tanto alto, alle urne.

La quantità di soldi usata da Renzi per la sua campagna è scioccante, specialmente se pensiamo che dall'altra parte il lavoro è stato fatto da volontari. Questo ci deve preoccupare e spingere a un ragionamento importante: l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti ha portato al consolidamento di un sistema lobbistico al servizio di chi governa. E questo va a danno della democrazia, perchè la politica deve reggersi sull'onestà e non sugli interessi. Va pensato un sistema che dia a tutti gli attori in campo le giuste possibilità economiche e che tenga fuori i privati”. Nel mezzo dell'intervista, la diretta del(l'ex) Premier con l'annuncio delle dimissioni apre ad altri discorsi. E adesso? “Lo vedremo nei prossimi giorni. Io credo che domani tornerà a chiedere l'incarico al Presidente Sergio Mattarella.

Quello che mi aspetto è però un passaggio veloce, chiunque sia il designato dalla Presidenza, per una legge elettorale condivisa che ci porti presto alle elezioni, che permetta di avere un Parlamento con una maggioranza eletta dai cittadini e non composta a suon di poltrone - continua il senatore - Vorrei che si torni a pensare alla Costituzione, ma attraverso una nuova Assemblea Costituente eletta del popolo che traduca tutti gli aspetti di aggiornamento della Carta, mantenendo quel sistema di pesi e contrappesi che finora ha garantito la nostra libertà. E che si trovi la serenità per affrontare davvero il tema degli sprechi della gestione statale, che nulla c'entrano con la Costituzione”. C'è un però, un dato che, nella sconfitta, risolleva Renzi. E che, data la forte politicizzazione del voto, non può essere trascurata. Se quel 60% circa del No va diviso tra Movimento 5 Stelle, Lega Nord, Forza Italia, dissidenti Pd, e gli altri partiti di sinistra e destra, il 40% del Sì e per la gran parte pro Renzi. “Il pugile è suonato - conclude Candiani - Oggi si chiude un incubo”.

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