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Amministrative italiane, 1-1 e palla al centro

Si va al ballottaggio nelle principali città italiane

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Effetto “x”.

In molti hanno ragione di preoccuparsi, ma anche chi può gioire deve, in realtà, farlo con riserve. Il vincitore del primo turno di queste Amministrative 2016 che, in realtà, non ha vincitori, può considerarsi – a detta di molti – il Movimento Cinque Stelle, così forte a Roma e a Torino da poter contenderne la guida, al ballottaggio,  rispettivamente al candidato renziano (Giachetti) e al super-sindaco uscente (Fassino).

Merito dell’appeal, della freschezza, della trasparenza quasi integralista di due volti nuovissimi come Virginia Raggi e Chiara Appendino (quest’ultima, in realtà, consigliere comunale uscente), eppure finire in testa al primo turno - come è successo a Roma - senza sfondare la soglia del 50% +1 è pur sempre una vittoria che lascia il tempo che trova. Specie se si considera che alcuni (parecchi) sondaggi preliminari davano la Raggi trionfatrice immediata, proprio sull’onda di un disgusto crescente nella Capitale per la politica dei partiti tradizionali.

Intendiamoci: andare al ballottaggio, a Roma, per il M5S è pur sempre un risultato enorme, e ancor più lo è nella città sabauda, dove un pezzo da novanta dei Ds e poi del Pd come Piero Fassino vede erodersi, e di parecchio, il consenso pressoché bulgaro ricevuto nel 2011, a tutto vantaggio di una giovane donna dall’impeto tribunizio a cui proprio Fassino, avventatamente, aveva lanciato il guanto di sfida. Però, al di là di queste due affermazioni che sono solo promesse di vittoria, i grillini oggettivamente non crescono tantissimo nelle altre città, e in definitiva, in una condizione che poteva sembrare ideale per loro, e cioè in un quadro generale di grigiore per i partiti cosiddetti “big”, non riescono realmente a fare la differenza. Tutt’altro.

Ma se è vero grigiore, in fondo, tutto permea e coinvolge. Ne sa qualcosa il “povero” Pd, costretto praticamente dappertutto a scialbi pareggi (Roma e Torino, come abbiamo detto, ma anche Milano e Bologna), o, in qualche caso, a vergognose debacle (a Napoli la renziana Valente è fuori dalla sfida finale, dove se la vedranno gli stessi protagonisti di quattro anni fa, De Magistris e Lettieri, una delle poche note liete del centro-destra, insieme a Parisi a Milano). E che dire di Forza Italia, umiliata tanto a Roma quanto a Torino? La sfida della Capitale, dove la candidata leghista e di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha asfaltato il civico-forzista Marchini, avrà presumibilmente conseguenze terribili nella ridefinizione degli equilibri di forza all’interno della coalizione conservatrice: dove il leader leghista, Salvini, con foga rottamatoria troppo a lungo repressa, facendosi forte del dato (incontrovertibile) che, in tutte le piazze in cui il centrodestra si è presentato unito, non ha avuto problemi a imporsi,  potrebbe pretendere da Berlusconi un definitivo passo indietro. Ecco le schermate che riepilogano i voti nelle principali città teatro del voto amministrativo (fonte www.ilfattoquotidiano.it).  

 

 

Ma in definitiva, dov'è che si è vinto al primo turno?   E' presto detto: a Cagliari, dove il sindaco uscente del Pd, Massimo Zedda, viene riconfermato col 50,87% dei voti; a Rimini, dove la rispunta il democratico Gnassi col 57%; a Salerno, dove non c'è stata partita all'ombra del 71% (!) di Vincenzo Napoli (Pd); e infine a Cosenza, dove, più che di una vittoria del centro-destra, si è trattato di una vittoria (e di una rivalsa) personale del sindaco defenestrato uscente Mario Occhiuto. Il suo 66,5% delle preferenze (cifre degne di Giacomo Mancini) è una sorta di biblica vendetta che travolge tutto il Pd, orfano di quel Lucio Presta a misura del quale era stata concepita la campagna elettorale democratica, oltre che quel gruppetto trasversale di cospiratori che, lo scorso inverno, sperava di spegnere l'astro del visionario architetto dal respiro occidental-orientale.  

A Bolzano, come è noto, le elezioni cittadine erano state anticipate a maggio. e avevano visto vincitore Renzo Caramaschi del Pd-Svp col 55% delle preferenze. Per quanto riguarda Pordenone e Trieste, dove lo spoglio delle schede è iniziato soltanto oggi, si potranno avere dati più precisi soltanto nelle prossime ore. In tutti gli altri capoluoghi, invece, sull'esempio delle grandi città italiane, le amministrative avranno una coda il 19 giugno prossimo: parliamo di Crotone, Novara, Ravenna.Varese, Savona, Caserta, Carbonia, Brindisi, Latina, Isernia, Grosseto e Benevento: nella città sannita tenta di far ripartire le sue fortune politiche l'ex ministro Clemente Mastella (candidato per il centro-destra), ma gli è andata un po' peggio che al suo mentore Ciriaco De Mita, che qualche anno fa è riuscito a diventare sindaco di Nusco (la sua città natale) al primo colpo (e comunque a Nusco non si sarebbe potuti andare in ogni caso al ballottaggio).

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