Ad una settimana esatta dall’inizio del Festival di Sanremo sono arrivati i testi delle canzoni dei “big” in gara. Non le abbiamo ancora ascoltate, non si può, ma ci siamo fatti un’idea analizzando brevemente i testi.
Quest’anno ci sono molti artisti giovani e freschi per la gioia dei tanti che si sono sempre lamentati dei “dinosauri”. L’unica eccezione la fa Orietta Berti che comunque non stona affatto accanto agli altri, anzi, ha la giusta personalità e popolarità per tenere testa a tutti. Ma ecco le brevi considerazioni uscite fuori dalla lettura dei testi di tutte e 26 le canzoni in gara.
Aiello - “Ora”. Una sorpresa trovarlo per la prima volta a Sanremo. Il testo sa di novità. La visione di un uomo, che finora ci ha fatto spesso credere di aver sofferto particolarmente, che per questa volta riconosce i propri sbagli. Coraggiosamente si prende le responsabilità del caso: “mi sono perso nel silenzio delle mie paure. L’atteggiamento di uno stronzo invece era terrore”.
Annalisa – “Dieci”. La nostra giovane veterana del Festival invece non tradisce se stessa e sembra sempre la solita. Quella degli ultimi tempi, di “House party” e “Bye bye” per intenderci. Ci dice, “e mi piace se esageri. Non ho tempo deciditi, io però non ti aspetto”.
Arisa – “Potevi fare di più”. Commovente. Merito della penna di Gigi D’Alessio che ha scritto il testo. Una struggente e poetica fine che tutti nella vita abbiamo vissuto sulla propria pelle almeno una volta, “a che serve volare se puoi solo cadere a che serve dormire se non hai da sognare”.
Bugo – “E invece sì”. Torna a testa altissima il nostro Bugo nazionale. Merita davvero di stare su quel palco dopo l’epilogo dello scorso anno. Anche per lui un testo alla “Bugo”, che non tradisce se stesso. Lui alternativo, diverso dalla massa, quasi fuori posto nel mondo ci insegna come anche a 47 anni si possa essere ribelli. Un vero indie. “Vorrei comprare un disco ma non ho il giradischi, vorrei fare l'arbitro ma non mi piacciono i fischi”.
Colapesce e Dimartino – “Musica leggerissima”. E così a Sanremo, oltre a farla, si parla anche di musica. La musica leggerissima, quella che ci aiuta a sopportare la vita. Leggera, si suppone, sia anche la loro canzone che però tanto leggera non è, ecco il potere della musica “se bastasse un concerto per far nascere un fiore tra i palazzi distrutti dalle bombe nemiche nel nome di un Dio”.
Coma_cose – “Fiamme negli occhi”. Una promessa d'amore in mondovisione per la coppia di fatto e reale della nuova musica italiana. Il testo parla evidentemente di loro ma anche di tutti gli innamorati. Certo, niente di nuovo per Sanremo ma loro hanno dalla loro parte la modernità. In fondo gli anni passano ma le persone restano le stesse e da Nilla Pizzi è naturale passare nel 2021 ai Coma_cose. “Hai le fiamme negli occhi ed infatti se mi guardi mi bruci, resta qui e bruciami piano”.
Ermal Meta – “Un milione di cose da dirti”. Si sa che le parole più belle sono quelle non dette. L’amore è un sentimento, letteralmente un “sentire”, e lo dice Meta stesso in un suo vecchio brano con la sua storica band che “l’amore è percezione”. Stavolta, più che ripetersi, riprende e matura il pensiero “avrei un milione di cose da dirti ma non dico niente”.
Extraliscio feat. Davide Toffolo – “Bianca luce nera”. A pensarci così, Toffolo, leader dei Tre allegri ragazzi morti, insieme a un complesso “da balera” c’entra come i cavoli a merenda (e comunque sono certa di conoscere qualcuno che non disdegnerebbe dei sanissimi cavolfiori pure alle 17 di pomeriggio). Invece la bizzarra unione sembra essere interessante. Il testo sorprende, “senza te io morirei perché ho paura di camminare se perdo la tua luce bianca se perdo la tua luce nera”.
Fasma – “Parlami”. Tra i tanti giovani partecipanti dello scorso anno non mi sarei mai aspettata di trovare proprio lui quest’anno tra i big. Il testo porta la sua firma in tutti i sensi e solo leggendolo si ha la sensazione di sentirlo cantare. Il tema ricorda l’amore forte e travolgente che si prova da ragazzi. Soprattutto da uno di quei giovani con una corazza come la sua (o almeno come quella che vuole dimostrare di avere) “e quindi parlami, parlami, dai ti prego tu parlami, se vuoi stiamo più vicini ma rendendoci apatici”.
Francesca Michielin e Fedez – “Chiamami per nome”. Loro sono la coppia che tutti aspettano, almeno per l’audience. Già consolidati artisticamente portano un testo vagamente banale. Hanno un grande seguito e sono capaci di tenere il palco, staremo a guardare, “la grande storia banale, prima prosciughiamo il mare poi versiamo lacrime per poterlo ricolmare”.
Francesco Renga – “Quando trovo te”. Un Renga maturo, e a 52 anni c’è da aspettarselo. Il testo racconta una bella storia di consapevolezza. “Sei lo stupore atteso, un desiderio, la verità in un mondo immaginario”.
Fulminacci – “Santa Marinella”. Come la tradizione indie vuole, si fa riferimento a un luogo geografico (meglio se poco conosciuto) per parlare della propria vita/storia d’amore problematica. Così, dopo Calcutta che ci nomina Sabaudia, Tommaso Paradiso che ci porta a Fiumicino, Fulminacci resta sul litorale laziale e ci presenta Santa Marinella. Non si può negare che ci sia una bella novità a Sanremo. “Fammi addrizzare i peli sulla pelle prendiamoci una scusa sotto casa e poi portiamocela su”.
Gaia – “Cuore amaro”. Rime, rime e ancora tante rime. Un testo (forse anche troppo) pulito e semplice. Farà tutto la voce ipnotica della giovanissima cantante italo brasiliana? Forse sì, “luna chiara Nirvana, quella che ho dentro. E una notte lontana quella di chi non sa tornare a casa”.
Ghemon – “Momento perfetto”. Sembra essere tornato il Ghemon di una volta, quello serio sì, ma a suo modo leggero e legato alla sfera rap. Preciso e intelligente, “non ho dubbi adesso, dentro sento che è il mio momento per questo ora dirò all'universo che mi voglio giocare tutte le mie chance”.
Gio Evan – “Arnica”. Sempre profondo, le frasi tratte dalle sue canzoni girano e vengono condivise sui social da orde di ragazzine (e non solo) in ogni occasione, nemmeno fosse un frasario di quelli che si usavano anni fa per prendere spunto e scrivere gli auguri per il battesimo del cuginetto. Anche sta volta il contenuto c’è, “e non voglio dimenticare niente però fa male ricordarsi tutto quanto”.
Irama – “La genesi del tuo colore”. Titolo impegnativo e testo mediocre. Semplice e poco articolato punterà probabilmente tutto sul ritmo. “Hai poco tempo ormai per vivere una vita che non sentirai”.
La Rappresentante di Lista – “Amare”. Semplicissima, come il titolo. Forse ripetitiva ma molto interessante. Un tema introspettivo che solitamente piace molto, “parlare senza dire niente come il sole, mi consolerà amare senza avere tanto”.
Lo Stato Sociale – “Combat pop”. Sicuramente rideremo, balleremo e ci dimenticheremo anche di star guardando Sanremo con loro sul palco. Giocherelloni e simpatici come sempre. Sulla stessa scia di “una vita in vacanza”, quest’anno ci dicono “volere sempre troppo, pagare tutto il doppio e godere la metà? Ma che senso ha”.
Madame – “Voce”. Non ci si aspettava di più, è pur sempre una ragazzina. Il testo sembra adatto alla sua età e alla sua personalità. Una vera novità per il festival, senza dubbio. “Ho baciato un foglio bianco e la forma delle mie labbra ha scritto da dove nasci tu”.
Malika – “Ti piaci così”. Poche parole per una donna che rinasce. Consapevole e adulta. Bene così, “a che serve resistere, ti desideri e vuoi scegliere”.
Maneskin – “Zitti e basta”. Finalmente anche loro approdano al Festival. Il testo è coerente con la produzione passata del gruppo. “Parla la gente purtroppo, parla non sa di che cosa parla”.
Max Gazzè e la Trifluoperazina monstery band – “Il farmacista”. Ora sì che ci sarà da ridere. Ma anche da riflettere, garantito. In questo periodo in cui abbiamo letto rimedi di ogni tipo contro il virus e abbiamo avuto familiarità con termini medici e farmaci pensiamo a quante cose siamo disposti a comprare per (credere) di stare meglio, “questa camicia mi incatena un po' me l'hanno stretta a forza sulla schiena”.
Noemi – “Glicine”. Testo struggente, ad una prima lettura sembra lontano dalla produzione solita della cantante romana, d’altronde lei stessa dice di essere cambiata. “Ora che non posso più tornare a quando ero bambina ed ero salva da ogni male e da te”.
Orietta Berti – “Quando ti sei innamorato”. L’amore cantato da Orietta stavolta è intenso, profondissimo. E come possiamo non pensare al suo carissimo Osvaldo? Classica ma sempre attuale, ci sta dentro. “Ci abbandoniamo al mondo senza nessun rimpianto”.
Random – “Torno a te”. Un testo semplice, fresco e giovanile per un artista che in fondo ha solo 19 anni. “Quanti sogni nel cassetto che a volte lasciamo alle spalle”.
Willie Peyote – “Mai dire mai (La locura)”. Ed ecco che arriva la canzone dichiaratamente impegnata. Bene, si parla di Italia, di società, di politica. Rischia grosso Willie ma non è detto che sia sbagliato. “Nuovi punk vecchi adolescenti, tingo i capelli e sto al passo coi tempi”.
Willie Peyote, Random, Max Gazzè, Maneskin, Malika, Madame, Lo Stato Sociale, La Rappresentante di Lista, Gio Evan, Irama, Ghemon, Gaia, Fulminacci, Francesco Renga, Francesca Michielin e Fedez, Fasma, Extraliscio (ma solo Mariani), Ermal Meta, Coma_Cose, Colapesce e Dimartino, Bugo, Annalisa e Aiello sono i ventiquattro (su ventisei) che hanno scritto da se il brano o che hanno partecipato attivamente alla stesura. Sembra finita l’era degli interpreti, la volontà di metterci del proprio è sempre più alta e questo è senza ombra di dubbio un vantaggio e una nota di qualità.
Da considerare il monopolio di Dario Faini alias Durdust, che ha lavorato per i brani di Noemi, Madame, La Rappresentante di Lista, Irama e Francesco Renga. Negli anni il talento del produttore e musicista marchigiano si è tradotto quasi sempre in pezzi di alta qualità e commerciabilità. Mentre quest’anno la delicata penna di Pacifico che accompagna spesso dei gran bei successi sanremesi, ha firmato due brani, “Ti piaci così” di Malika e “Bianca luce nera” degli Extraliscio. Tra gli autori famosi troviamo anche il vincitore di Sanremo 2019, Mahmood che confeziona il pezzo di Francesca Michielin e Fedez ma anche quello di Noemi sotto pseudonimo, Tattroli.
Il settantunesimo Festival di Sanremo sarà senza dubbio diverso da quelli passati, non si respira quella stessa atmosfera che si respirava gli altri anni e probabilmente segnerà un nuovo inizio. Azzeriamo, non 71° ma 1°. Palla al centro, la partita riprende, ma con tante novità.