Poveri – più poveri di sempre – ma contenti.
Perché nonostante tutto al Sud, ebbene sì, proprio nel nostro travagliato Mezzogiorno, si “travaglia” di più. Più che al Nord, possibile? Possibile, e tutto questo anche se in tasca ai lavoratori meridionali “entra al massimo il 40% del reddito medio”. Lo dice il rapporto Svimez (Associazione per lo Sviluppo dell'Industria nel Mezzogiorno) relativo al 2015; un rapporto che, logicamente, non si esime dal richiamare l’attenzione sul fatto che il quadro, in generale, non è certo più roseo. Per effetto della crisi, infatti, si legge sempre nello stesso rapporto, negli ultimi anni in Italia la povertà assoluta è più che raddoppiata: nel 2013-14, infatti, si sono superati i 4 milioni.
Questo almeno, per il Sud, è il “primo tempo” del rapporto. Un “adagio” che scivola via malinconico, se dovessimo commisurarlo ad una partitura sinfonica. Come anticipavamo all’inizio, però, nella lettura del documento ci facciamo felicemente sorprendere da un “secondo tempo”, un “allegretto” che subentra all’adagio.
Ed è tutta un’altra musica, dati alla mano: nel secondo trimestre del 2015, infatti (parliamo quindi del periodo da aprile a giugno), il numero di occupati al Sud è sorprendentemente – inaspettatamente – cresciuto di 120.000 unità (+2,1%), mentre al Centro-Nord, nello stesso periodo, quanto a nuove immissioni nel mondo del lavoro non si è andati oltre lo 0,8%.
Sotto la lente Svimez anche il Pil, che dopo sette anni fa registrare un moderato rialzo: +0,1%, e già dire moderato, in realtà, significa voler esagerare.