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Usa, class action contro 10 top banche

Battaglia civile contro gotha Wall Street

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Il G10 delle banche internazionali, protetto dalle sacre mura del “santuario” di Wall Street, era un sistema inaffondabile negli Stati Uniti.

Goldman Sachs, Bank of America Merrill Lynch, Jp Morgan Chase, Citygroup, Credit Suisse, Barclays, BNP Paribas, UBSDeutsche Banke e Royal Bank of Scotland – sono queste le “10 sorelle d’oro” – dal 2007, in associazione con due piattaforme di trading, la Icap e la Tradeweb, avevano dato vita ad un cartello inossidabile per arginare la competizione nel mercato del più diffuso tipo di derivati, gli interest rate swap (e parliamo di un giro di denaro vertiginoso, pari a 320.000 miliardi di dollari, il 5% del Pil totale degli Usa). 

Si tratta, in parole povere, di contratti in cui le due parti si accordano per scambiarsi reciprocamente, per un periodo di tempo programmato in partenza, pagamenti su tassi di interesse “a velocità differente”: una parte, cioè, accetta di ricevere denaro a tasso fisso, immutato per tutta la durata del contratto, l’altra a tasso variabile, secondo un meccanismo che si può assimilare in tutto e per tutto all’accensione contestuale (contemporanea) di un deposito e di un finanziamento.

Contro questo sistema di cose, un vero e proprio muro nella “Strada del Muro” (questo, in effetti, è il significato letterale di Wall Street), i titolari del fondo pensione degli insegnanti delle scuole di Chicago hanno messo in atto una class action che minaccia di sfaldare l’impero. Davide che attenta a Golia e, con la fionda delle sue legittime recriminazioni, non è detto che non possa spuntarla. Il sassolino  che potrebbe diventare un macigno è l’esosità dei contratti swap sottoscritti dai titolari del fondo, che sono stati costretti a pagare assai più del dovuto.

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