Non era un novellino, Jason Van Dyke, di anni 37.
Aveva anzi al suo attivo ben quattordici anni di servizio nella polizia. Uno sbirro esperto, insomma, e in quanto tale incriminato sulla base di un’accusa impegnativa, anzi davvero pesante: omicidio di primo grado. Incriminazione assolutamente legittima, ci verrebbe da dire.
Il solito poliziotto bianco, un altro poliziotto bianco, che spara a sangue freddo all’ennesimo ragazzo innocente nero, solo un po’ scapestrato. Stavolta, però, l’agente non si è accontentato di uno, due colpi secchi mortali: gliene ha inflitti addirittura sedici. Ė successo a Chicago, nell’ottobre del 2014, ed è tutto documentato da un video reso noto martedì 24 novembre; un video che, com’è del tutto plausibile, ha suscitato impressione nell’opinione pubblica, al suo primo apparire, e non smette di far discutere. Laquan McDonald: questo il nome della vittima di turno della legge-non legge, diciassettenne, disarmato.
Tra i tanti sgomentati dalla visione delle immagini filmate c’è anche il presidente degli Stati Uniti in persona, Barack Obama, che a giusta ragione può essere considerato un padre, se non addirittura un fratello maggiore, di tanti dei ragazzi diventati martiri dell'abuso di legge. Ma la morte del povero Laquan per Obama ha avuto un sapore ancora più amaro, proprio perché avvenuta nella Chicago che lo ha visto crescere e maturare politicamente, la terza città della sua vita insomma, dopo Honolulu e Giakarta.
Dalla sua pagina Facebook, il presidente ha “ringraziato personalmente” la gente di Chicago per essere scesa pacificamente in piazza, a poche ore dalla divulgazione del documento video, contro la violenza interrazziale, spesso coperta o “autorizzata” da una divisa.