In Romania il governo di centro-sinistra di Victor Viorel Ponta è giunto al capolinea, mercoledì 4 novembre.
A farlo cadere non è stato un complotto parlamentare o una crisi all’interno della maggioranza, bensì le pressioni di piazza conseguenti alla strage verificatasi nella discoteca Colectiv di Bucarest, lo scorso 30 ottobre. Una tragedia assurda, causata da un’esplosione di fuochi d’artificio utilizzati sul palco (nel locale infatti, che tecnicamente era un night club, si stava tenendo un concerto dal vivo di un gruppo rock rumeno); l’incendio si è propagato rapidissimamente, diventando un rogo in cui sono morte trentadue persone e altre centottanta hanno riportato ferite gravissime.
Che c’entra l’esecutivo, con questo? In realtà il locale non rispettava i parametri di sicurezza, e alle autorità , sin dalle prime ore successive al triste episodio, si rimproverava aspramente di non aver organizzato in modo adeguato i servizi di emergenza.
Tutti i ministri componenti il gabinetto che si era insediato nel maggio 2012 hanno consegnato in blocco le proprie dimissioni, dopo che il premier aveva fatto altrettanto, rimettendo così il proprio incarico a disposizione del capo dello Stato, Klaus Iohannis. Il giorno prima, 3 novembre, una manifestazione di piazza a Bucarest con un’amplissima partecipazione di popolo aveva chiesto ai ministri di compiere proprio quel gesto.
“Spero che il mio gesto riporti tranquillità ", ha dichiarato Ponta. Questi, a dirla tutta, sarebbe coinvolto anche in un’inchiesta per evasione fiscale, riciclaggio di denaro e falsa testimonianza: Il suo passo indietro, in un certo senso, è anche una mossa strategica per preparare meglio la difesa da tali accuse senza danneggiare ulteriormente la sua immagine pubblica. Nel frattempo getta la spugna anche il sindaco di Bucarest.