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Russia, in manette blogger anti-Putin

Navalny era in libertà condizionata

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Con alcuni suoi seguaci stava distribuendo volantini anti-presidenziali in metropolitana, in vista della nuova manifestazione di piazza contro Putin a Mosca fissata per il 1° marzo: gli arresti domiciliari, comminatigli lo stesso dicembre, non lo avevano certo frenato, anzi, la prospettiva di poter agire da clandestino ne aveva in un certo qual senso incentivato l’attivismo. Ma l’ultimo avvertimento Alexei Navalny se l’era già lasciato alle spalle: il 15 febbraio non se l’è cavata con una nuova ramanzina delle autorità e il riaccompagnamento forzato a casa, il nuovo fermo per "disturbo della quiete pubblica” ai danni del blogger e di due suoi collaboratori, tra cui il direttore della fondazione per la lotta alla corruzione, Rubanov, li porta dritti alla stazione di polizia. In quale commissariato lui e l’amico possano essere stati tradotti, però, è un mistero che neppure la portavoce di Navalny, Kira Yarmysh, riesce a chiarire. La donna, però, non esclude possa trattarsi di una detenzione-lampo, e che Navalny se la caverà con il pagamento di una multa, dopodiché egli sarà “libero” di tornare alla sua custodia domestica (ne avrà per altri tre anni, a causa di una truffa ad un’azienda francese di cosmetici)  Dopotutto, osserva sempre la Yarmysh, Putin ha nei confronti del suo oppositore lo stesso atteggiamento che aveva Erode Antipa nei confronti di Giovanni Battista: lo teme, certo, ma non vorrebbe davvero sbatterlo in galera, col rischio di aizzare ancora di più l’animo dei suoi sostenitori, e sono tanti. 

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