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Al Qaeda, morto in Usa Al Libi

Era molto vicino a bin Laden

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Era la mente degli attentati alle ambasciate Usa in Kenya e Tanzania all’inizio di agosto del 1998. Ma per quei duecentoquarantaquattro morti - nella storia di Al Qaeda una strage seconda solo a quella dell’11 settembre 2001 - Abu Anas Al Libi non potrà più ricevere alcuna condanna terrena. Il leader alqaedano, infatti, si è spento in terra nemica, negli Usa, venerdì 2 gennaio, da degente di un ospedale newyorkese. Negli Stati Uniti si trovava dall’ottobre 2013, dopo essere stato fatto prigioniero nel corso di un blitz a Tripoli – Al Libi, infatti, come dice il nome stesso, era di origine libica -: tuttavia già al momento della cattura la sua salute appariva minata, a causa di un’epatite in stato avanzato.
A New York il capo terrorista era in attesa che iniziasse il processo per i fatti dell’estate 1998, in cui era imputato insieme ad un altro membro della rete binladeniana, Khalid al-Fawwaz. Ma il dies sanguinis di Nairobi e Dar es Salaam non è l’unica pagina dell’epopea alqaedana a cui il suo nome resta legato: stretto collaboratore del leader supremo Osama bin Laden, Al Libi, rifugiato politico in Gran Bretagna dal 1995, aveva presieduto il dipartimento delle operazioni esterne di al Qaeda dal 2003 al 2005 con il titolo di emiro. Portano la sua firma i piani per gli attentati al presidente pakistano Musharraf e al premier inglese Blair, rimasti sulla carta; ed è senz’altro frutto del suo lavoro preparatorio la strage alla metropolitana di Londra nel luglio 2005, la cui esecuzione non poté però curare personalmente essendo stato arrestato qualche mese prima, e precisamente in maggio, a Mardan in Pakistan. Da allora, e per quasi sette anni, sulla sua sorte calò il mistero: da più parti si è creduto che fosse uno dei detenuti segreti della Cia a Guantanamo (era anche l’opinione di Amnesty International), finché, nel settembre 2012, la CNN non ha risolto l’enigma, annunciando che Al Libi era tornato in Libia, cioè il suo Paese natale, al termine di un lungo periodo di detenzione in Iran: secondo l’emittente, egli era stato in carcere nella terra degli ayatollah per un decennio, ma i conti non tornano, anche se, effettivamente, nel 2002 si parlò di un arresto e di una carcerazione di Al Libi in Sudan, salvo, poi, far seguire smentita. Ma, volendo ammettere che  fosse detenuto già tre anni prima della data ufficiale del suo arresto, allora si dovrebbe supporre che il leader terrorista abbia diretto da dietro le sbarre tutte le operazioni del suo reparto di competenza.

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