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Isis, al-Baghdadi è vivo

Messaggio audio del leader del Califfato

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Al-Baghdadi? È vivo e lotta insieme ai suoi guerrieri. A dispetto degli infedeli occidentali che lo avrebbero voluto morto nel raid di Al Qaim, il Califfo Maximo è ancora perfettamente in forze e pronto a rilanciare la sfida all’empia Coalizione guidata dagli Stati Uniti. La prova sta in un messaggio audio su Internet che i miliziani dello Stato Islamico hanno diffuso giovedì, 13 novembre, con l’orgoglio che potrebbero avere i seguaci di un secondo bin Laden (che, come si ricorderà, oltre ai video-messaggi amava manifestarsi anche attraverso proclami esclusivamente vocali).
Ed, esattamente come l’indimenticato Osama, anche al-Baghdadi rianima i suoi dicendo che la guerra è tutt’altro che persa, e per questo bisogna andare avanti perché il nemico sta sbagliando, anzi, “ha già fallito”. Rispetto al “padre di tutti i terrorismi jihadìisti”, però, al-Baghdadi non sembra voler intendere errori morali, a priori, corradicati al “peccato originale” degli americani e degli alleati, cioè quello di non seguire la vera fede, ma, al contrario, con una valutazione più “terrena”, parrebbe riferirsi ad errori relativi alla gestione della campagna. Dice, infatti, che checché vada vantando la propaganda anti-Isis, anche dopo l’inizio dei raid il Califfato ha continuato ad espandersi, arrivando in Arabia Saudita, Yemen, Egitto, Algeria e Libia.
Già, la Libia; proprio mentre al-Baghdadi si riaffacciava online, nella terra che aveva già conosciuto lo strapotere di un altro Califfo, ma laico, gli uomini di Ansar al Islam, un gruppo combattente che, come è noto, è strettamente imparentato con lo Stato islamico, si divertivano a perpetrare la prima decapitazione stile Isis nell’Africa occidentale mediterranea. E a postarla in rete. A finire sotto la lama del boia un giovane combattente dell’esercito di Khalifa Haftar. Ahmed Muftah el Nazihi, a cui, durante la registrazione del video, sono state imposte le ultime parole da dire prima di essere ucciso. Si tratta, naturalmente di un messaggio che dovrebbe agire da deterrente sull’animo dei soldati del generale.

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