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Usa, nel voto di midterm vincono i repubblicani

Conservatori primi alla Camera e al Senato

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Si fa prima a dire dove hanno vinto i democratici: il partito del presidente sembra una presenza in via di estinzione, in un territorio federale dove il rosso repubblicano predomina incontrastato. Il 4 novembre, nelle elezioni di medio termine (le elezioni parlamentari americane che, tradizionalmente, cadono alla metà di un mandato del presidente, e lasciano presagire se il futuro prossimo Usa sarà democratico o repubblicano), il partito dell’elefante ha fatto anche meglio che nel 2010, quando conquistò la maggioranza alla Camera dei rappresentanti: stavolta all’asinello (cioè il partito democratico, simboleggiato appunto dall'equide) ha strappato pure il Senato. E per Obama, da qui al 2016, saranno veri dolori.
Vittoria annunciata alla vigilia, anticipata dagli exit poll, confermata dai dati reali. Arkansas, North Carolina, Mississippi, Colorado, Massachussetts, New Jersey, South Dakota, Alabama, Kentucky, Iowa, Tennessee, Georgia, Kansas, Montana, Maine, West Virginia, Virginia e Oklahoma: da qui passa la conquista della Camera alta da parte dei conservatori. Qualunque sia l’esito del ballottaggio in Louisiana il prossimo 6 dicembre, sarà sostanzialmente ininfluente alla luce di questo quadro generale. 
Venerdì vertice bipartisan alla Casa Bianca: il presidente incontrerà i leader parlamentari di entrambi i partiti.
A New York, un grande fascione rosso issato sull’Empire State Building saluta il trionfo bicamerale repubblicano. E pensare che proprio lo Stato con la Grande Mela rappresenta uno dei brandelli residui dell’orgoglio democratico, con la riconferma di Andrew Cuomo alla guida di esso. Complessivamente, però, anche nelle elezioni amministrative accoppiate a quelle parlamentari i democratici hanno dimostrato di essere in crisi di consensi: nessuna espansione, in realtà, solo una serie di posizioni importanti salvate. Conferma in Colorado per Jerry Brown (giunto al quarto mandato consecutivo); e in Pennsylvania, Minnesota, New Hampshire, Oregon, Rhode Island, Hawaii: anche in tutti questi Stati i governatori democratici uscenti si sono mantenuti in sella. Per i repubblicani, invece, conferme in Georgia , dove il repubblicano Deal la spunta sul nipote di Carter, e in Florida. A guida repubblicana saranno pure Wisconsin, Ohio, Arkansas, Maine, Illinois, Massachusetts e Maryland: questi ultimi tre tasselli della Confederazione costituiscono da sempre i “fortini” del partito avversario (l’Illinois è il feudo di Obama). Esito incerto negli altri Stati interessati dal voto per il rinnovo del governo locale.   
Continua in Texas la dinastia dei Bush: George P. Bush, nipote del penultimo presidente Usa, George W., è stato eletto land commissioner, commissario delle terre pubbliche e  dei diritti sulle miniere dello Stato. 
Sempre nella giornata di ieri, negli Usa, in certi Stati si votava anche per dei referendum: in Oregon e nel District of Columbia vince il sì alla legalizzazione della marijuana per scopi ricreativi. La Florida, frattanto, diceva no all’uso terapeutico della canapa indiana. Porte aperte all’aumento del salario minimo in Nebraska e Arkansas.   

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