Una notizia per la quale il buon Marco Pannella si sarebbe rammaricato, e non poco.
Leggendo i giornali dall’altra parte del mondo (rispetto a quella dove è avvenuto il fatto di cui parliamo, naturalmente), l’ex padre-padrone del Partito Radicale non avrebbe mancato di esprimere il suo biasimo nei confronti del legislatore dell’Oklahoma, che, nella seconda metà dells scorsa settimana ha dichiarato illegale l’aborto. Interruzione di gravidanza, spinosissima questione. E ora, su di essa, nello Stato con capitale Oklahoma City si profila un muro contro muro: quantomeno sul terreno dell’opinione pubblica.
Da una parte, infatti, c’è questa nuova legge abolizionista votata dal Parlamento lo scorso giovedì 19 maggio, dall’altro una sentenza della Corte Suprema, risalente all’ormai lontano 1973, che invece si esprime in modo favorevole nei confronti di quella pratica.
Classe medica già allertata: qualunque camice bianco prenda parte ad un aborto, dice la legge, potrà rischiare la revoca della propria licenza, oltre che tre anni di carcere. I detrattori del provvedimento non hanno esitato a definirlo “incostituzionale” oltre che “senza precedenti”: sarebbe stato, in effetti, il primo del genere nella storia della Federazione a stelle e strisce.
E usiamo il condizionale, e per di più al passato, perché, per il momento, i “pannelliani d’America” possono comunque tirare un sospiro di sollievo: si dà il caso, infatti, che sul fronte degli avversari della legge sia schierato lo stesso governatore dello Stato, la repubblicana Mary Fallin, che, esattamente un giorno dopo l’approvazione del testo da parte dell’assemblea legislativa, ha posto il proprio veto su di essa.
Per la Fallin la legge è “ambigua e vaga”, poiché è ben lungi dal chiarire, caso per caso, quando e come il medico debba intervenire (o non intervenire). Quanto basta insomma per abortire il progetto degli abortisti, che dal canto loro stanno già preparando il contro-aborto.