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Televisione, “eclissi” di Auditel

Niente rilevazioni per due settimane

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Dal 1986 è il signore incontrastato degli ascolti sul piccolo schermo, l’arbitro inesorabile che decreta quotidianamente, sette giorni su sette, trionfi e fallimenti di tutto ciò che passa in tv.

Ma da giovedì scorso, per la prima volta dalla sua introduzione, l’Auditel – è di lui che parliamo – è andato in blackout per motivi tecnici. E resterà in questa situazione per almeno due settimane. Ci saranno, naturalmente, delle rilevazioni ad uso esclusivo delle emittenti ma non saranno comunicate al grande pubblico, né alla stampa né, dunque, agli investitori pubblicitari. 

Nel linguaggio aziendale si direbbe “ristrutturazione”, o “riprogrammazione”. L’azienda milanese, infatti, nei prossimi quindici giorni  sarà impegnata a ricostruire il campione statistico, in cui si è presentata all’improvviso una “falla”: è venuto meno, cioè, il requisito fondamentale della “segretezza” del panel (l’insieme dei teleutenti affiliati al programma Auditel in tutta Italia i quali, in base a quello che guardano in tv,  determinano il trend degli ascolti), e questo a causa di un “tragico” incidente.

Auditel è una società esoterica, si sa, una specie di "massoneria" (o di "carboneria") degli orientamenti del gusto televisivo. Al posto della squadra e del compasso c’è il meter, il dispositivo magico che da trent’anni a questa parte ha scritto la storia della tv a partire da un certo numero di “poltrone” e di “divani” dalle Alpi alla Valle dei Templi. Lì dentro è tutto segreto, persino le famiglie campione non si conoscono tra di loro. Ma una settimana fa circa è successo che, per puro errore, una mail circolare indirizzata ad un certo numero di titolari di meter (circa 4000 dei 5600 che costituiscono il totale del panel) ne ha rivelato i nomi, con un’intestazione “scoperta”.

Di conseguenza Auditel, che già pregustava addirittura di allargare il campione, si è trovata invece a doverlo ricostituire di sana pianta. L’errore di uno costerà la “poltrona” (è proprio il caso di dirlo) a tutti i panelisti che sono stati fin qui giudici del piccolo schermo dall’altra parte di esso.

Ciò che preme ora ai grandi gruppi che fanno parte del cda Auditel (Rai, Mediaset, La7, Sky) è che non ci siano sforamenti rispetto alle due settimane di buco previste. Mediaset è già sul piede di guerra: se dopo quindici giorni le rilevazioni non torneranno a pieno regime, si dice pronta a rivolgersi altrove. L’Upa, l’Unione delle aziende che investono in pubblicità, sembra invece non avere fretta, e calcola un tempo massimo di cinque mesi per un rinnovamento radicale e “al passo coi tempi” di tutto il campione: la Nielsen, multiforme azienda di raccolta di dati di mercato, si  dichiara disposta ad accettare la sfida, di tasca propria.

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