Non solo un dramma italiano.
Non è certo un segreto: la disoccupazione giovanile è una dolorosa realtà nel mondo, e, fino a qualche anno fa, era addirittura peggio.
Lo dice l’Ilo, Organizzazione Internazionale del Lavoro, in un rapporto dal titolo “Tendenze globali dell’occupazione giovanile 2015”. In base a tale studio, il Medioevo vero e proprio della green occupation nel nuovo millennio si sarebbe vissuto negli anni dal 2007 al 2010. In quel “quadriennio di piombo”, il numero di inoccupati giovani salì a livello globale fino a raggiungere la quota del 13%, dopodiché, così si legge sempre nel testo dell’Ilo, si è registrata una stabilizzazione su quella soglia.
Si parte dal 2007 perché è da quell’anno che si tende, convenzionalmente, a far risalire l’inizio della crisi economica mondiale, con le prime avvisaglie del crack del sistema bancario americano destinato ad esplodere nel 2008, cioè nell'anno di transizione dall'era Bush II a quella di Obama. Storicamente, però, si era entrati in atmosfera-crisi già nel 2001, quando, prima che gli occhi del pianeta venissero calamitati dagli attentati alle Torri gemelle, e poi anche in seguito, nelle strade dell’Argentina si sentirono risuonare le proteste dei cacerolazos (proseguite quasi fino alla fine del 2002).
Che nei fatti, seppur inconfessata, la crisi ci fosse fin dall’inizio del XXI secolo, e soprattutto per il lavoro a disposizione delle nuove leve, lo testimonia il fatto che il tasso di disoccupazione prima del 2007 era inferiore di soli due punti percentuali rispetto a quello degli anni seguenti: a quell’epoca, infatti, esso si attestava all’11%.
Attualmente i giovani disoccupati ai quattro angoli del globo sono circa 73,3 milioni (dati del 2014): il che significa che si è avuta una diminuzione di circa 3,3 milioni rispetto al picco massimo di 76,6 milioni raggiunto nel 2009, annus horribilis.