Detesta l'arroganza, adora la semplicità e l'umiltà in una persona. Per definire un quadro umano dell'Attore Marco Di Stefano potremmo cominciare da qui, da questi due piccoli elementi. Vi basti pensare che la recensione che andremo a leggere (tradotta anche in versione spagnola per dare l'opportunità ai fan che risiedono all'estero di poter seguire la continua ascesa del loro beniamino) non è mai stata pubblicata, pur possedendo diversi aspetti storico/culturali. Eppure l'autore che l'ha firmata il compositore Antonio Ferdinando Di Stefano, fratello di Marco, ha saputo ben strutturare il testo volto a Romano Colombaioni, (infatti lo spettacolo è a lui dedicato, proprio perchè molti non "sanno" che lo stesso ha saputo incidere sulla decisione di Fellini in merito all'indimenticabile film "La Strada") senza mai pretendere che la stessa recensione venisse pubblicata, cosa di fatto che è avvenuto.
Desidero "rispolverare" il testo, desidero che tutti leggano il pensiero di Antonio Ferdinando...e ho pensato bene di dare il via alla pubblicazione perchè il mondo sappia che "dietro le quinte" esistono anche cuori che pulsano, menti intelligenti e "penne veraci"!
Recensione di Antonio Ferdinando Di Stefano
"Marco Di Stefano da prova ancora una volta della sua camaleontica capacità di trasformazione continua. Uno spettacolo, “Alone together” nato nel lontano 2004 in una forma molto diversa, quasi a numeri, dove certamente gli elementi essenziali che oggi troviamo erano tutti presenti ma che a distanza di oltre 10 anni si sono fusi, amalgamati e rielaborati anche sotto la sapiente guida di “sartoria teatrale” di Tanya Kabarova moglie e musa ispiratrice di tante regie degli ultimi anni del nostro attore. Lo spettacolo è dedicato a Romano Colombaioni che per i più è un nome senza storia ma che ha invece segnato con le sue perfomance teatrali e clownesche decenni di attività in tutto il mondo nel secondo dopoguerra della famiglia Colombaioni al servizio dell’attività circense. Attività tanto nota da far decidere Federico Fellini che proprio quella famiglia di circensi doveva essere la protagonista del suo capolavoro cinematografico “La Strada” . Uno spettacolo dedicato alla memoria di… ma non per questo limitato in un ambito onirico struggente nè tanto meno di lacrimevole ricordo. Romano è certamente una presenza viva ma discreta nello spettacolo, quasi una sorta di pungolo per l’attore in scena, che si cimenta controvoglia con il suo grande maestro quasi in una sorta di esame continuo dove vorrebbe dimostrare di essere all’altezza ma premettendo di non esserlo affatto. Ecco quindi che le gag si alternano continue, buffe ed esilaranti che prendono di mira, come da tradizione circense, qualche elemento del pubblico presente. Gag ed azioni teatrali che fanno ben comprendere la grande esperienza “da consumato attore” di Marco Di Stefano. Esperienza che da oltre 30 anni lo ha portato con merito e successo in tutti i principali festival mondiali con spettacoli nei quali il gesto, l’azione, la clownerie, il mondo della musica, si intersecano abilmente e di continuo senza cedere mai a essere protagonisti uno dell’altro ma interagendo e prendendo spunto uno dall’altro. L’azione diventa musica e viceversa il gesto diventa coreografia e pittura in movimento , la voce diventa recitazione ma anche suono articolato e dunque swing musicale. Particolarità che come da un vulcano in eruzione continua fuoriescono e conducono lo spettatore attraverso momenti del grande repertorio teatrale senza che se ne accorga. Il mondo di Shakespeare è vissuto in una mirabile esecuzione del monologo di Amleto nella versione ritradotta da Serpieri; il mondo nordico e plumbeo di Strindberg passa invece attraverso una parte del monologo di Jean della Signorina Julie,(questa volta dedicato ad una improvvisata julie tratta dal pubblico) anch’esso in una traduzione rinnovata nei termini, oppure il testo della canzone “le campane della libertà” di Bob Dylan la cui forza linguistica e contenutistica passa attraverso una recitazione a metronomo quasi da “allegro con brio di una ipotetica orchestra stravinskiana….ed infine la leggerezza malinconica e pungente di Boris Vian viene rivissuta nella canzone/melologo “Signor presidente”…manifesto anti guerra del poeta cantore…Tutte queste, che non sono semplici citazioni colte, animano e ricamano il “Solo Man Show” del nostro, attraverso una modalità leggera che serve all’attore e regista a portare avanti il suo pensiero teatrale. Un pensiero ben chiaro che unisce alla leggerezza della forma la forza del contenuto, comprendendo che per far comprender la seconda (la forza del contenuto) deve essere necessariamente rivestita della prima(la leggerezza). Forma e contenuto, leggerezza e profondità, come i grandi del passato ci hanno insegnato, da Charlie Chaplin in poi tanto per scomodare qualche grande personaggio. L’operazione dunque risulta ben calibrata e riuscita anche perchè seguita passo passo dal pianoforte di Luca Proietti (storico collaboratore di questo spettacolo) che commenta incalza sostiene e ferma con una sapiente punteggiatura musicale le acrobazie corporee e teatrali di Marco Di Stefano, ed anche da una regia luci ed effettistica di grande impatto emotivo (Alessandro Bianchi e Luca Lazzaro) Ultimo ma non ultimo l’uso della tromba. Questo strumento che accompagna l’attore da sempre è ormai quasi una compagna inscindibile delle sue produzioni teatrali fin dal lontano 1982 e forse anche prima. Marco Di Stefano da prova di conoscere le intime sonorità dei grandi standard jazz da Alone together (che da il titolo allo spettacolo) ai brani di Chet Baker , ad All of me… e molti altri fino a passare per brani Klezmer come “sono Avremel il gran borsaiolo” rendendo lo spettacolo in ultima sintesi un crogiuolo continuo di musica teatro danza movimento azione, dove l’attore è un racconto vivente dell’UOMO con le sue difficoltà quotidiane che partono fin dalla mattina con la corsa affannosa per il lavoro e nel lavoro passando per i suoi sogni, la paura della morte, l’amore, il desiderio di leggerezza e mistica visione, le sue cadute di stile e per finire con un grande abbraccio con il pubblico con un inno alla pace sintetizzata dalla bellissima poesia/canzone di Boris Vian mentre scenicamente enormi tessuti dei colori della pace fuoriescono dalla buca del palco per abbracciare come tanti fili di un immenso arcobaleno tutto il pubblico presente finendo poi in un abbraccio danzato dove l’attore, passando in giro per la platea, invita nuove ed improvvisate coppie a danzare sulle note struggenti e forti dei tanghi suonati da Luca Proietti al pianoforte. Un teatro quindi che diverte coinvolge abbraccia e fa riflettere, con forza stile e leggerezza."
Versione Spagnola a cura di Marcello Bove
"Marco Di Stefano de prueba más una vez de su camaleónica capacidad de transformación continua. Un espectáculo, "Alone together" nato en lo lejano 2004 en una forma muy diferente, casi a números, dónde ciertamente los elementos esenciales que hoy encontramos fueron todos presentes pero que a distancia de más de 10 años se han derretido, amalgamados y también reelaborados bajo la sabia guía de " sastre teatral" de Tanya Kabarova a mujer y musa inspiradora de muchas direcciones de los últimos años de nuestro actor.
El espectáculo es dedicado a Romano Colombaioni que por los más es un nombre sin historia pero que ha señalado en cambio con sus perfomance teatrales y clownesche de diez años de actividad en todo el mundo en la segunda posguerra de la familia Colombaioni al servicio de la actividad circense. Actividad tanto nota de hacer decidir a Federico Fellini que justo aquella familia de circenses tuvo que ser la protagonista de su obra maestra cinematográfica "La Calle." Un espectáculo dedicado a la memoria de... pero no por este limitado en un ámbito onírico vehemente ni tan menos que lacrimoso recuerdo. Romano es ciertamente una presencia viva pero discreta en el espectáculo, casi un tipo de aguijada para el actor en escena, que se arriesga de malo gana casi con su gran maestro en un tipo de examen continuo dónde querría demostrar de ser a la altura pero anteponiendo de no serlo para nada. He aquí por lo tanto que las gag se alternan continuas, ridículas y hilarantes que toman de puntería, como de tradición circense, algún elemento del público presente. Gag y acciones teatrales que hacen bien comprender la gran experiencia "de consumado actor" de Marco Di Stefano. Experiencia que de más de 30 años lo ha llevado con mérito y éxito en todos los principales festivales mundiales con espectáculos en los que el gesto, la acción, el clownerie, el mundo de la música, se intersecan hábilmente y sin parar sin ceder nunca a ser protagonistas uno del otro pero interaccionando y tomando ocasión uno del otro. La acción se convierte en música y viceversa el gesto se convierte en coreografía y pintura en movimiento, la voz se convierte en actuación pero también sonido articulado y pues swing musical.Particularidad que como de un volcán en erupción continua rebosan y conducen al espectador por momentos del gran repertorio teatral sin que se adeverta.El mundo de Shakespeare ha vivido en una admirable ejecución del monólogo de Amleto en la versión retraducida de Serpieri; el mundo norteño y plomizo de Strindberg pasa en cambio atravieso una parte del monólogo de Jean del la Señorita Julie,(questa se vuelve dedicado a una sorpresa julie llevado por el público, también ello en una traducción renovada en los términos o bien el texto de la canción "las campanas de la libertad" de Bob Dylan cuya fuerza lingüística y contenutistica casi da por una actuación a metrónomo de "alegre con brío de una hipotética orquesta stravinskiana....y por fin la ligereza melancólica y punzante de Boris Vian es revivida en el canzone/melologo a "Signor. presidente."..manifiesto anti guerra del poeta cantor... Todo este, que no son simples citas cogidas, animan y bordan el "Solo Man Show" del nuestro, por una modalidad ligera que les sirve al actor y director a llevar antes de su pensamiento teatral.Un pensamiento bien claro que une a la ligereza de la forma la fuerza del contenido, comprendiendo que para hacer comprender la segunda(la fuerza del contenido) tiene que necesariamente ser revestida prima(la ligereza).Forma y contenido, ligereza y profundidad, como los adultos del pasado nos han enseñado, de Charlie Chaplin en fin tan para molestar algún gran personaje.Pues la operación resulta bien calibrada y también lograda porque seguido paso paso del piano de Luca Proietti(histórico colaborador de este espectáculo) que comenta persigue sustenta y para con una sabia puntuación musical las acrobacias corpóreas y teatrales de Marco Di Stefano, y también de una regia luces y effettistica de gran impacto emotivo(Alessandro Bianchi y Luca Lazzaro) Último pero además el empleo de la trompeta. Este instrumento que acompaña desde siempre al actor ya es casi una compañera inseparable de sus producciones teatrales desde lo lejano 1982 y quizás también antes. Marco Di Stefano de prueba de conocer las íntimas sonoridades de los grandes estándar jazz de Halo together(que da el título al espectáculo)a las piezas de Chet Baker, a All of me... y muchos otros hasta pasar por piezas Klezmer como "soy Avremel el gran carterista" devolviéndolo espectáculo en última síntesis un crogiuolo continuo de música teatro baila movimiento acción, dónde el actor es un cuento viviente del hombre con las suyas dificultades cotidianas que parten desde la mañana con la carrera afanosa por el trabajo y en el trabajo pasando por sus sueños, el miedo de la muerte, el amor, el deseo de ligereza y mística visión, sus caídas de estilo y para acabar con un gran abrazo con el público con un himno a la paz sintetizada por la bonita poesia/canzone de Boris Vian mientras escénicamente enormes tejidos de los colores de la paz rebosan de la hoya del palco para abrazar muchos hilos de un inmenso arcoiris como todo el público presente acabando luego en un abrazo bailado dónde el actor, pasando por ahí por la platea, invita nuevas e improvisas parejas a bailar sobre las notas vehementes y fuertes de los tangos tocadas por Luca Proietti al piano. Un teatro por lo tanto que divierte implica abraza y hace reflejar, con fuerza estilo y ligereza.