La conclusione più tragica per un rapporto coniugale ormai eroso da tempo (e dal tempo)?
Siamo a Quarto, placida, sonnacchiosa frazione della placida città di Piacenza. Il panorama è dominato da mini-condomini che raccolgono due o tre famiglie al massimo o da villette unifamiliari.
Proprio una villa, una lussuosa villa in strada della Lombardina, è stata il teatro del fatto di cronaca che, nella notte tra il 26 e il 27 marzo, ha turbato per alcune ore la quiete degli abitanti della zona: ci troviamo nella camera da letto al primo piano, un uomo e una donna, marito e moglie non certo sposati da pochissimo – hanno una figlia di quarantun anni che abita nei pressi - stanno litigando, come sempre più spesso era successo negli ultimi tempi.
Ad un tratto il marito, Giovanni Mutti, un ex imprenditore in pensione di sessantaquattro anni, si avventa sulla consorte e tenta di strangolarla. La donna che, probabilmente già pronta a prevenire i raptus di lui, si trovava già ad impugnare un coltellaccio da cucina, reagisce assestando al coniuge aggressore un colpo esiziale al petto: aorta perforata, morte sul colpo. Poi, come sempre accade, passata la paura si spalanca l’incredulità di fronte a cosa, per paura e per rabbia, si possa essere capaci di fare, e lo sgomento.
L’assassina si precipita al telefono, a chiamare il 118. Troppo tardi. Arriva la squadra mobile che la preleva e la porta in Questura: lì la donna renderà la deposizione che varrà a ricostruire la dinamica del fatto. Il pm per il momento ha deciso di non disporre il fermo della rea dichiarata.