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Sandro Pertini, "il Presidente"

25 anni fa la scomparsa del Capo di Stato più amato dagli italiani

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Il 24 febbraio 1990, a novantatrè anni compiuti, ci lasciava Sandro Pertini, l'uomo e il politico italiano che più di ogni altro ha rappresentato l'unità nazionale del paese, meritando il ricordo e l'appellativo di “Presidente più amato dagli italiani”.

Mentre l'Italia arranca nello scenario politico, internazionale, o sociale nasce un profondo sospiro e la mente di molti italiani torna ad importanti momenti vissuti nel paese, scanditi dalla presenza, così piccola eppure imponente, del Presidente Pertini.

Combattente nella prima guerra mondiale (per cui riceverà una Medaglia d'Argento al Valor Militare, poi occultata dal regime fascista), attivista e politico impegnato, per cui subì l'esilio e successivamente l'arresto, poi comandante partigiano, impegnato anche nella prima battaglia di Porta San Paolo a Roma contro i tedeschi e successivamente nell'Italia occupata, fino alla sua liberazione.
Tra i fondatori della Repubblica Italiana alla guida del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria l'avvocato, giornalista e politico Sandro Pertini ha poi ricoperto altri ruoli di rappresentanza, tra i quali quello di Presidente alla Camera dei Deputati ma è per l'incarico al colle del Quirinale che Pertini sancirà un indelebile ricordo per l'Italia.


Un'elezione “strana” quella di Pertini nel 1978, scaturita in seguito alle dimissioni di Giovanni Leone e sopratutto segnata, troppo, dal rapimento e uccisione di Aldo Moro, da tempo indicato come prossimo candidato alla massima carica dello stato. Il nome di Pertini salta fuori a seguito di una convergenza politica che, con 832 voti su 995, rappresenterà la più ampia maggioranza ottenuta ad oggi nella votazione presidenziale. Al suo insediamento rivelò il carisma che lo aveva sempre accompagnato, portando fiducia nel paese grazie alla sua figura di partigiano e antifascista.

Intransigente, caparbio, a tratti duro Sandro Pertini non esiterà mai a mostrare il suo lato più sanguigno, che condannasse le Brigate Rosse o la mafia o anche l'inefficienza dell'apparato statale, come accadde in occasione del terremoto in Irpinia. E per questo amato, amatissimo da tutto il popolo italiano, senza nessuna differenza, né per esso né per lui: nel 1983, tra lo scalpore dei presenti, arrivò al capezzale di Paolo di Nella, giovane missino ferito in un agguato e per cui morirà alcuni giorni dopo.Pertini, al quale i presenti poi diranno di aver visto il luccichio delle lacrime,nell'occasione dirà: ”La violenza, l'odio e il terrorismo agiscono contro tutto il popolo italiano. E io che voglio essere il presidente di tutti gli italiani non posso che condannare gli aggressori di Paolo, qualunque sia la loro matrice politica”. Tanti gli episodi in cui l'umanità e il vigore di questo presidente sono ricordati, come la sua esultanza alla vittoria dell'Italia per la Coppa del Mondo di Calcio nel 1982 o la visita al Contingente italiano di pace in Libano il 4 novembre 1983.

Venticinque anni fa la sua scomparsa, per consegnarsi definitivamente non solo al cuore ma alla memoria del paese, quel paese che ancora lo rimpiange e lo riprende, a più riprese, come accade spesso sui social media. Grazie Presidente, per averci resi e fatto sentire migliori.

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