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La CGIL indice lo Sciopero Generale per il 25 Ottobre

Inizia ufficialmente la crociata della Camusso contro il Jobs Act del Governo Renzi.

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Il direttivo della CGIL, con un voto che definiscono compatto ma che a leggere tra le righe significa niente affatto unanime, ha deciso che sabato 25 ottobre a Roma, in piazza San Giovanni, si terrà una grande manifestazione nazionale.
Inizia la marcia della Camusso contro il Jobs Act di Renzi ed inizia con uno sciopero generale che non vedrà coinvolti gli altri due sindacati, storici alleati della CGIL, CISL e UIL. Insomma uno sciopero generale ma dalla partecipazione parziale. Sobrio, appena cinque pagine, il documento approvato, non senza polemiche e distinguo, dal direttivo nazionale della CGIL.

Scarno il riferimento alla modifica dell'Art. 18 proposto nel Jobs Act, nello specifico il documento della CGIL si limita a dire: “...Per questo il comitato direttivo della CGIL ritiene inaccettabile una proposta che motivata dal superamento del dualismo del mercato del lavoro, nei fatti riduce in generale diritti e tutele dei lavoratori, cancella il reintegro previsto dall'art.18; non propone invece l'estensione e la generalizzazione che è l'unica risposta per ricostruire un mercato del lavoro unico...”

Per il resto è una carrellata di buoni, generali e storici propositi come la richiesta di investimenti pubblici e privati, una nuova politica economica definita “espansiva”, la necessità di superare le politiche di austerità e quella di consolidare il confronto con le parti sociali. Tutti slogan inflazionati ma ancora di buon impatto come il ricordare di tirare lo sciacquone ancora presente in molti bagni pubblici. Ci saranno rimasti male i numerosi dirigenti della CGIL che stavano preparando la crociata contro il Jobs Act seminando panico e falsità tra i lavoratori, si paventavano licenziamenti di massa per questioni legate a religione, sesso, colore di pelle e colore politico. Ovviamente nulla di tutto questo compare nel documento della CGIL e nulla di tutto questo compare nella bozza del Jobs Act. I dirigenti in questione sanno benissimo che nulla cambierà per quello che attiene il licenziamento discriminatorio: Il divieto di discriminazione nulla ha a che vedere con l'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori e relativi progetti di riforma, è un diritto previsto in Costituzione e tutelato dal codice civile. Pazienza se nel loro giustificare l'autolesionismo della Camusso hanno volutamente commesso l'errore di scambiare l'Art. 18 con l'Art. 15 che recita e reciterà:
È nullo qualsiasi patto od atto diretto a:
a) subordinare l'occupazione di un lavoratore alla condizione che aderisca o non aderisca ad una associazione sindacale ovvero cessi di farne parte;
b) licenziare un lavoratore, discriminarlo nella assegnazione di qualifiche o mansioni, nei trasferimenti, nei provvedimenti disciplinari, o recargli altrimenti pregiudizio a causa della sua affiliazione o attività sindacale ovvero della sua partecipazione ad uno sciopero.
Le disposizioni di cui al comma precedente si applicano altresì ai patti o atti diretti a fini di discriminazione politica, religiosa, razziale, di lingua o di sesso, di handicap, di età o basata sull'orientamento sessuale o sulle convinzioni personali.

Un vecchio detto recita che il panico riempie le piazze, essendo Piazza San Giovanni molto grande, in CGIL hanno pensato di seminarne molto di panico. La nota ufficiale che accompagna il documento del direttivo si conclude con una risposta piccata nei confronti del Segretario del Partito Democratico: “Noi lo sappiamo dove stavamo quando la politica con i suoi scambi toglieva diritti ai lavoratori”. Suggeriamo alla Camusso di non ripetere questa affermazione nella piazza romana, dalla folla potrebbe infatti levarsi una voce critica che ricordi ai più di quando la Camusso e la CGIL andavano a braccetto con “quella politica degli scambi” intenti ed indaffarati a preparare quelle primarie che avrebbero malamente perso contro l'attuale Premier. Che la Camusso utilizzi la CGIL e la pelle dei lavoratori per una personale rivalsa contro Renzi è un'ipotesi che, oggi più che mai, non tutti sono disposti a scartare con leggerezza.

Il documento integrale del Direttivo. 

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