Una donna sottile con trecce da bambina sul ponte di Kien Hoa per sfuggire alle pallottole Vietcong. Questa immagine è il ritratto più famoso di Oriana Fallaci e anche il più reale perché la guerra è inseparabile dalla sua vita. Nella prefazione a "La Rabbia e l'Orgoglio," scrive ai terroristi islamici "Sono nata e cresciuta con la guerra, so meglio di te, e ho più palle di te ... "e effettivamente non mentiva.
Oriana Fallaci nacque a Firenze nel 1929 in una famiglia antifascista, all’età di 14 anni entrò nella resistenza e fu il generale Alexander in persona a scriverle una lettera di congratulazioni alla fine della guerra. Ironia della sorte al liceo, lo storico liceo classico Galileo di Firenze, frequentato dopo la guerra, i suoi voti in italiano non brillavano. Lo racconta una sua ex compagnia di scuola. La signora ci parla di un'Oriana progressista vogliosa di creare una nuova Italia che male si adattava a uno studio acritico di Dante e per questo malvista dal professore di italiano avaro di lodi e bei voti. Soltano l'esame di maturità fece giustizia. La commissione apprezzò il suo tema finale sulla libertà e non poterono non fioccare i massimi voti. Dopo gli studi diventò giornalista di un quotidiano fiorentino e diventà la prima corrispondente di guerra donna, fu la prima donna a subire il fascino oscuro dei campi di battaglia. Famosi i suoi articoli sul Vietnam pubblicati dal Time Magazine che le valsero la fama internazionale. Nel 1968, fu ferita a Città del Messico, durante il massacro di Piazza delle Tre Culture. La credono morta ma riprende conoscenza tra gli 800 cadaveri ammucchiati all'obitorio. La guerra ci fu anche nella sua vita privata. L'unica storia d'amore nota di Oriana Fallaci è il suo legame con l'avversario del regime dei colonnelli greci Panagoulis Alessandro, assassinato dai sicari di Atene durante un falso incidente d'auto. Non solo la prima inviata di guerra donna ma anche la prima ad iintervistare leader mondiali, inventando un nuovo tipo di intervista, parole forti e senza compromessi. Khomeini, Gheddafi, Golda Meir, Indira Gandhi, il Dalai Lama, Deng Xiaoping, Arafat Ali Bhutto o Ariel Sharon , solo per citarne alcuni.
Tiene un atteggiamento di sfida, forte deciso che le vale più nemici che amici. Laica, antifascista non si riconosce nella sinistra italiana "Destra e sinistra sono due facce della stessa faccia. Il volto di fanatismo, l'intolleranza, l'incapacità di essere liberi e di pensare con il proprio cervello. Chi non cade su un lato o l'altro è condannato al rogo. Sono molto orgogliosa di essere un eretica, non appartenenti a qualsiasi cappella e di essere attaccata da tutti i lati.” dichiara in una intervista dove affermò anche: “ Sulla mia lapide, vorrei scrivere: Oriana Fallaci, scrittrice" e non senza ragione, dal momento che i suoi libri sono stati tradotti in 31 lingue , il libro "Lettera a un bambino mai nato" e " Un uomo" sono considerati classici della letteratura mondiale, e "Inshallah" è ancora nella lista dei bestseller. La pubblicazione di "La Rabbia e l'Orgoglio" concluse un silenzio letterario durato dieci anni. Negli ultimi anni Oriana Fallaci viveva a Manhattan, in una elegante casa di mattoni intorno alla 50th Street rifiutando tutte le interviste. La Fallaci non rispondeva a telefono e i suoi amici usavano un codice per farsi riconoscere se volevano chiamarla. Ma il suo silenzio non era un rifugio, fino alla fine ha lavorato ad un romanzo che lei considerava come un figlio. Quando i medici le dissero che aveva un cancro chiese quanto le restava da vivere e quanti libri poteva ancora scrivere. Ribattezzò il cancro il mio “alieno” parlandoci quotidianamente accendendo una sigaretta dopo l'altra," perché il fumo disinfetta i polmoni” senza dimenticarsi il giornaliero " vaffanculo " agli islamisti che l'avevano condannata a morte