Nel 2013, 149 sono state complessivamente le persone che si sono tolte la vita per motivazioni economiche, rispetto agli 89 casi registrati nel 2012. E' quanto dimostrano i dati resi noti da Link Lab, il Laboratorio di ricerca socio-economica dell’Università degli Studi Link Campus University, che da oltre due anni si occupa del fenomeno.
Circa un suicida su due (45,6%) è imprenditore (68 i casi nel 2013, 49 nel 2012) ma, rispetto al 2012, cresce il numero delle vittime tra i disoccupati: sono 58, infatti, i suicidi tra i senza lavoro, numero che risulta più che raddoppiato rispetto al 2012, quando gli episodi registrati furono 28. Dopo i mesi estivi, il numero dei suicidi per ragioni economiche è tornato a salire vertiginosamente a settembre, con 13 episodi registrati; ottobre ha contato 16 vittime, novembre 12 casi. In 19 casi, si è arrivati al gesto estremo per stipendi non percepiti. Il fenomeno ha colpito ugualmente sia Nord che Sud. Nel 2012, il numero più elevato dei suicidi per motivi economici si contava nelle regioni del Nord-Est (27 casi con un’incidenza percentuale pari al 30,3%), un’area geografica a maggior frequenza di suicidio tra gli imprenditori, a causa della maggiore densità industriale. L’analisi complessiva dell’anno 2013, dimostra come il fenomeno sia andato uniformandosi a livello territoriale, interessando con la stessa forza tutte le aree geografiche. Persino nel Mezzogiorno, dove il tasso dei suicidi per crisi economica è sempre stato storicamente più basso rispetto alla media nazionale, si è verificato un allarmante aumento del numero dei suicidi: 13 i casi complessivi nel 2012, a fronte dei 29 del 2013. Nel 2013, il numero più elevato di suicidi per ragioni economiche si è registrato nel Nord-Ovest, che vede triplicato il numero delle vittime che passa da 12 dell’anno 2012 a 35 nel 2013. A seguire, le regioni centrali con 33 casi (22,1%) a fronte dei 23 del 2012 (25,8%) e il Nord-Est con 32 (21,5%), in linea con quanto registrato nel 2012, quando gli episodi sono stati 27. Sono stati, invece, 19 i casi di suicidio registrati nelle Isole (14 nel 2012).
Sia nel 2013, che nel 2013, la causa scatenante il suicidio era rappresentata dalla crisi economica, intesa come mancanza di denaro o come situazione debitoria insanabile. Oggi, invece, anche la perdita del posto di lavoro sembra influire sul folle gesto: 26 gli episodi rilevati, in lieve aumento rispetto al 2012, quando i casi sono stati 25. Ad incidere sul tragico epilogo, sono anche i debiti verso l’erario: 13 le persone che nel 2013 si sono tolte la vita a causa dell’impossibilità di saldare i propri debiti nei confronti dello Stato. Quasi raddoppiato è anche il numero di tentato suicidio, rispetto al 2012. Sono, infatti, 86 le persone che nel 2013 hanno provato a togliersi la vita per motivazioni riconducibili alla crisi economica, tra cui 72 uomini e 14 donne, contro i 48 casi complessivi registrati nel 2012. A livello regionale, il numero più elevato di tentativi di suicidio nel 2013 si ha nel Lazio (12). Seguono Sicilia (11), Campania ed Emilia Romagna (10), Lombardia (7), Abruzzo e Toscana (6). I disoccupati che nel 2013 hanno tentato di togliersi la vita sono 50, a differenza del 2012, che erano 20.