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Adda venì Marione. Mentre si rincorrono voci dell’arrivo di Draghi al Governo, in Rai si scalda un altro Mario

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Nel lockdown sempre più insostenibile, con il Governo in ambasce dilaniato dalle lotte fra Pd e M5s (e fra grillini e grillini) sul Mes, e il premier Giuseppe Conte nel mirino di un numero sempre più folto di cittadini che vorrebbero risposte chiare sulle riaperture in un momento che si profila drammatico per l’Economia italiana in generale e per le piccole economie domestiche di ciascuno, ecco cheriprende a farsi strada insistentemente “l’opzione Mario Draghi”.

Torna prepotente sul tavolo la carta di un governo tecnico retto dall’ex Presidente della BCE, particolarmente influente in Unione Europea e quindi quanto mai utile in questa contingenza delicatissima nella quale l’Italia rischia di fare inesorabilmente la fine della Grecia qualche anno fa; e l’opinione pubblica si divide – com’è ovvio – tra i fautori dell’arrivo di Draghi per liberarsi delle titubanze di un premier troppo legato ai titubanti pentastellati e alle loro giravolte perpetue in materia di rapporti con la UE, e tra detrattori che vedono nel banchiere la garbata e compassata personificazione della tanto temuta figura mitologica della Troika.

Parlando di figure mitologiche, di paure reverenziali e di sacri terrori, non si può non fare un salto alla Rai, dove parallelamente alla guerra che si combatte in seno alla maggioranza di Governo, vediamo un CdA dilaniato da lotte intestine, con il Presidente Marcello Foa che ha ritrovato forza e potere a discapito di un Ad Fabrizio Salini indebolitissimo dal declino dell’asse Luigi Di Maio-Vincenzo Spadafora, eclissati da Giuseppe Conte. Lo stesso ritrovato potere di Foa è tuttavia messo a rischio dalla crociata del Segretario della Vigilanza Rai Michele Anzaldi che, da un anno e mezzo circa, chiede a gran voce il riconteggio delle schede relative all’elezione del Presidente Rai, e dalla battaglia dei Consiglieri di Amministrazione Rita Borioni (Pd) e Riccardo Laganà (Dipendenti Rai), e dello stesso vicepresidente della Commissione di Vigilanza Rai Primo De Nicola (M5s). Tutti e tre uniti da un solo scopo: sfrattare definitivamente Marcello Foa dalla Rai, reo di non essere “il presidente di garanzia che il Servizio Pubblico avrebbe bisogno in un momento come questo”.

Ma parlavamo di paure e terrori e di figure mitologiche. Sì, perché mentre a Viale Mazzini Foa e Salini traballano sempre più, un personaggio da sempre temutissimo sta scaldando i motori. Si tratta di un altro Mario, in questo caso Orfeo, sul quale si sono fondate tutte le guerre per le nomine che hanno infiammato la gestione Foa-Salini. Ricordiamo che l’Adha procrastinato per mesi e mesi l’assegnazione delle direzioni di rete e delle superdirezioni, proprio perché al solo udire il nome di Mario Orfeo i 5 stelle venivano scossi da convulsioni che neppure l’indemoniata Regan entrando in contatto con l’acqua santa nell’Esorcista. Il niet pentastellato all’ex Dg Rai, inoltre, ha rinviato ad aeternum le nomine dei direttori dei Tg, bloccate poi dal lockdown.

Ma oggi, mentre l’altisonante e tanto stamburata task force di Viale Mazzini mostra quotidianamente il fianco e la gestione dell’emergenza da parte del servizio pubblico radiotelevisivo dispiace ai telespettatori e anche ai dipendenti, sono sempre più numerosi coloro che vagheggiano il ritorno in grande stile di Mario Orfeo con il suo piglio decisionista per amputare una volta per tutte, senza guardare in faccia a nessuno e drasticamente, le varie cancrene prima gialloverdi e poi giallorosse che piagano il cavallo morente della Rai. 

Adda venì Marione.

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