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Raccontare Alberto Moravia a 24 anni dalla sua scomparsa.

Moriva, il 26 settembre del 1990, uno degli scrittori più apprezzati del panorama letterario italiano.

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Alberto Moravia, classe 1907 è stato uno scrittore e giornalista romano, morto ormai da 24 anni. Era il 26 settembre del 1990 quando venne trovato senza vita nel bagno del suo appartamento in Lungotevere della Vittoria a Roma. Qualcuno parlò di suicidio, altri smentirono le voci, dichiarandolo un incidente. Qualunque sia stato il motivo della sua morte, Alberto Moravia, ha lasciato durante la sua vita un segno indelebile nella letteratura italiana, in quei lettori che lo ricordano attraverso i suoi successi semplici e sempre attuali.

Moravia era un nome d'arte, pseudonimo di Alberto Pincherle, vero nome dello scrittore romano. Oltre alla scrittura di romanzi e saggi, si dedicò anche alla drammaturgia e al giornalismo, viaggiando come reporter per il mondo, soprattutto nei paesi orientali quali la Cina e il Giappone.
Dopo un'infanzia difficile per via della tubercolosi, malattia che lo tenne a letto per anni, cominciò la sua carriera da scrittore con il romanzo “Gli indifferenti” , che iniziò nel 1925 e venne pubblicato nel poi 1929. Meno fortunato del primo, il successivo romanzo “Le ambizioni sbagliate”, un  giallo-poliziesco stile Dostoevskij, che oggi sarebbe definito forse noir. In quegli anni conobbe lo scrittore e poeta Corrado Alvaro e Massimo Bontempelli, e collaborò con la rivista Novecento, con la quale fece conoscere i suoi primi racconti. Nella sua lunga carriera pubblicò più di 30 romanzi, collaborò con diversi quotidiani, e fondò nel 1933 la rivista “Caratteri” insieme a Mario Pannunzio. Sempre nel '33 iniziò la collaborazione con la "Gazzetta del Popolo", ma in quelli anni del regime fascista, Moravia subì censure, sequestri e divieti di pubblicazione che lo distolsero per alcuni anni dall'attività giornalistica. Ne “La mascherata”  lo scrittore romano fa dell'opera una violenta satira, prendendo di mira il regime fascista in modo indiretto, raccontando di una dittatura sudamericana di fantasia. Nel 1952 venne premiato per “I racconti” con il premio Strega. Si sposò tre volte, prima con Elsa Morante, scrittrice che conobbe nel 1936 e con la quale, dopo le vicende dell'8 settembre del 1943, partì a Sant'Agata, dalla cui esperienza nacque l'opera “La Ciociara” diventato poi film sotto la regia di Vittorio de Sica. Nel 1962 andò a vivere con Dacia Maraini, 30 anni più giovane di lui, e con lei cominciò la sua esperienza da corrispondente estero. Tra i suoi amici ricordiamo lo scrittore, regista Pierpaolo Pasolini.

Gli indifferenti.
Gli indifferenti è l'opera più famosa e tra le più apprezzate di Alberto Moravia. Il romanzo racconta di una famiglia composta da persone apatiche, senza dignità e dove il tema della corruzione e dello squallore ne sono l'essenza. Si ritrovano nel romanzo i punti chiave della produzione letteraria dello scrittore di Roma: la sessualità, il disagio sociale, l'esistenzialismo e l'introspezione. Sin dalla sua prima uscita, l'opera ottenne consensi dalla critica e dal pubblico di lettori, considerato un romanzo moderno e dallo stile teatrale interessante.

Alberto Moravia ha dedicato la sua vita alla scrittura nelle sue diverse manifestazioni, mostrando una scrittura semplice ed elegante, attraverso la quale allo stesso tempo trattava argomenti forti, mettendo a nudo sentimenti come l'aridità e l'ipocrisia contemporanea. Sepolto nel cimitero di Verano dal 1990, oggi 26 settembre 2014 lo ricordiamo con le sue parole, che meglio di qualsiasi altro possono raccontare di lui:

« Soprattutto quando ero bambino, la noia assumeva forme del tutto oscure a me stesso e agli altri, che io ero incapace di spiegare, e che gli altri, nel caso di mia madre, attribuivano a disturbi della salute o altre simili cause. »

« Al mondo non c'è coraggio e non c'è paura, ci sono solo coscienza e incoscienza. La coscienza è paura, l'incoscienza è coraggio.»

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