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Il volto complesso delle cose

L'arte di Kohei Ota e il fluire della vita

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Kohei Ota è un artista giapponese che ha scelto l’Italia come sede della propria ricerca artistica. Una ricerca che va avanti da anni e che l’ha portato a viaggiare, a studiare, a creare e ad evolversi. Ha esposto a Roma, dove ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti, a Venezia, e in diverse altre città italiane, oltre che all’estero. Nella sua ricerca, il viaggio è uno dei principali temi che prendono forma. Il viaggio, infatti, non è solo quello dello spostamento fisico, ma è soprattutto il viaggio dell’evoluzione dello spirito, dell’identità,  che conduce tramite la ricerca a un’incessante trasformazione di sé e, quindi, del mondo. Così, il cambiamento diventa, da esterno, interiore e l’arte lo accompagna, lo rielabora, lo innesca, lo interpreta, lo espelle, lo sublima. La ricerca esistenziale di Ota, infatti, è trasposta nelle sue opere che sono fonte di una meditazione incessante, perchè sempre ulteriormente ampliabile. Le opere di quest’artista diventano quindi la materializzazione di un sentire che vuole penetrare la complessità della vita, dell’animo umano, della natura. Senza paura di questa complessità che porta in sé anche il dolore, il cambiamento, la catastrofe e la distruzione, Ota tocca fin dentro la pluralità dell’esistente con la sua arte, per lanciare un messaggio di speranza: nessuna distruzione è mai definitiva, perché porta sempre con sé il germoglio della rinascita. Questo germoglio è il desiderio di vivere che l’esistenza stessa ha dentro di sé.
Che rapporto c’è tra bene e male, morte e vita, distruzione e “resurrezione” all’interno delle tue opere?
“ Io vogli andare oltre il bene e il male. Quello che conte è la diversità e la possibilità di creare un punto d’incontro in essa. Solo così bene e male sono superati. Ci accomuna tutti la vita e, con essa, la morte. Tutti siamo parte di un cosmo in sé ordinato, che nessuno potrà mai distruggere, perché quando l’uomo distrugge il cosmo, distrugge anche se stesso. La natura è “qualcosa di composto”, così l’uomo è una complessità unificata. L’unione del bello col brutto, del bene col male ecc. crea qualcosa di più grande. Così nelle mie opere, io uso la complessità coi materiali. Essi sono tutti differenti: i fili rappresentano l’unione, la terra è la fragilità originaria, la ceramica rievoca i quattro elementi. Tutto occupa il posto che “gli spetta” e, al tempo stesso, tutto viene de-contestualizzato e ricreato ”.

La tua arte è profondamente spirituale e sembra esprimere un anelito di Dio. Perché c’è quest’aspetto quasi mistico nelle tue opere?
“ Da piccolo, per andare a scuola, percorrevo una strada che attraversava dei templi zen e il cimitero, lungo questa strada vita e morte convivevano. Mentre camminavo sentivo solo il silenzio, la quiete. La spiritualità è qualcosa di essenziale, è questa essenzialità che mi colpisce. Come a dire che quando si è spirituali si diventa essenziali. Nella tradizione Shintoista giapponese uno degli elementi è lo specchio, esso rappresenta la coincidenza tra l’io e Dio. Lo specchio annulla la distanza e Dio dimora in noi ”.

Cosa puoi dirci in più sulla “ spiritualità del silenzio”?
“Col silenzio, il corpo entra nell’opera d’arte e non più la testa ”.
La tua poetica artistica esprime speranza. Come si fa ad essere speranzosi e costruttivi oggi?
“ Solo dando fiducia all’altro si può costruire. L’altro è Dio, perché Dio è già qui tra noi nell’altro ”.

Che rapporto intercorre tra le tue opere, la tua ricerca e l’infanzia?
“ Nelle mie mostre, il rapporto con l’infanzia è il rapporto con le origini. L’infanzia è purezza nella meraviglia, noi stiamo perdendo questo. L’infanzia è voglia di creare, di conoscere, di crescere. Il bambino ama semplicemente. Non conosce l’odio, la distruzione, la menzogna. Poi cresce e scopre questa dimensione negativa, ma in realtà, è solo apparentemente negativa, perché in mezzo al dolore c’è la crescita, la fortificazione, e solo passando da qui si impara di nuovo ad amare, a proteggere, a vivere autenticamente. Io, con le mie opere, voglio dire: “la cosa importante è amare questa vita! Amatela anche nel dolore!”. L’uomo deve saper conservare il desiderio di rinascere anche nella distruzione. E questa parte costruttiva è ciò che sopravvive a tutto. Il desiderio di vivere sopravvive, perché sopravvive l’infanzia che è in noi, perché sopravvive quel momento di purezza e di amore spontaneo che è radicato nella nostra anima da sempre. E così, ci ricreiamo sempre, come eterni bambini, ma solo se non dimentichiamo che esiste ancora e sempre l’amore per sé e per gli altri ”.

Che “ruolo” ha il fruitore nella tua visione artistica?
“ Io faccio avanguardia e quindi il fruitore entra nelle mie opere. In questo modo egli va oltre l’opera stessa, va verso se stesso e conferisce significati nuovi e ulteriori alle mie creazioni. Il fruitore mi arricchisce, perché le barriere tra lui e l’arte crollano e si crea un dialogo aperto. Per questo l’arte ha anche una “funzione sociale” ”.

La verticalità emerge come un tema centrale di  molte tue composizioni. Che rapporto c’è tra cielo e terra, tra alto e basso, tra mente e corpo?
“ Quando si pensa, spazio e tempo sono fermi. Nelle sculture che ho intitolato “Passi Segreti”, la parte bassa dell’opera, che ritrae due piedi, è collegata verticalmente alla parte alta che rappresenta la mente. La verticalità qui è evoluzione. La parte alta di questa scultura, direttamente legata ai piedi, indica che il mondo e la bellezza non sono frutto del pensiero o delle nostre rappresentazioni mentali, sono bensì qualcosa che esiste già di per sé. Il mondo e la bellezza si danno già nell’incontro tra noi e la vita, non sono frutto di un “pensamento”. Per questo, la verticalità è quel processo che porta al radicamento al mondo e allo scardinamento delle rappresentazioni mentali. Un altro elemento centrale a questo proposito è la lentezza. Solo vivendo il tempo con lentezza si riesce a costruire e a crescere “verticalmente”. Solo con lentezza e semplicità si costruisce. La semplicità primordiale dell’incontro tra io e mondo. L’essenziale dello spirituale è qui ”.

Cos’ è per te la Natura?
“ La Natura è la terra da cui tutto nasce. E’ l’insieme delle complessità che diventa grande e cresce e si differenzia. Nell’antichità vi era un legame diretto tra uomo e natura, l’uno faceva parte dell’altra. Oggi a questo legame si è sostituito il predominio, la sopraffazione, il potere ”.

Cos’ è la bellezza?
“ Oggi l’uomo non s’interroga più sul “Cos’è?” della vita. Non si domanda, cioè, “cos’è la vita?”, “chi sono io?”. Rifugge questi interrogativi, forse per paura, forse per pigrizia. La bellezza artistica invece ci ricongiunge con queste domande per farci riflettere e farci avvicinare alla verità. Infatti, nell’arte, anche se si crea per finzione, il contenuto è sempre un contenuto di verità. Una verità che va oltre i meri fatti o le apparenze. Una verità profonda, quella di quando autenticamente ci interroghiamo. Occorre saper guardare oltre la forma, perché solo lì, nell’insvelato, sta la verità ”.

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