Mai dire Lazio.
Fa la partita all’Olimpico, come non le succedeva dal 25 ottobre (la domenica della squillante vittoria sul Torino), ma alla fine chi ci guadagna e la Sampdoria, anch’essa senza vittorie dal 25 ottobre, e il suo tecnico Montella, che, grazie ad una punizione del difensore Zukanovic al 93’, provvidenzialmente deviata, trova il primo punto da quando siede sulla panchina genovese. Non che serva più di tanto, ma una nuova eventuale sconfitta (sarebbe stata la quarta in quattro partite, più quella ereditata dalla gestione precedente) avrebbe costituito un lasciapassare validissimo per un possibile ritorno di Zenga, o magari per l’avvento di un terzo allenatore.
Povera, sempre più povera Lazio, invece, e povero Pioli, a cui, dopo il gol del momentaneo vantaggio di Matri al 78’, già ci si affrettava a restituire le medaglie espropriategli nelle ultime settimane. Per i biancocelesti, se si vuole parlare col linguaggio delle percentuali, questo punto serve zero virgola qualcosa: vale solo a spezzare il trend nero delle ultime sei partite (solo disfatte dal 1° novembre, compresa quella nel maxi-derby con la Roma). Situazione in classifica: la Sampdoria ha la soddisfazione di portarsi un punto sopra i cugini genoani (ne condivideva 16, adesso passa a 17); la Lazio arriva a 20, e supera di un gradino il Bologna (!). Diciamo che per entrambe è un punto-salvezza fondamentale. Peccato, però, che la salvezza non fosse contemplata nei programmi iniziali né dell’una né dell’altra squadra.
Pareggio fortunoso, non certo fortunato quello della Sampdoria (lo sarebbe stato se fosse valso a togliere dalla crisi, ma così non è). In definitiva fa solo del male alla Lazio, che alla vittoria ci aveva creduto e fin dall’inizio. Ma il caso era alleato dei blucerchiati. Attivissimo Candreva fin dai primi minuti: sono sue le azioni pericolose all’8’, al 24’ e al 27’, in mezzo alle quali si inserisce una bella iniziativa di Parolo. La Sampdoria si fa vedere al 29’: al culmine di una caotica azione offensiva degli ospiti c’è un rimpallo pericoloso in area laziale, Barreto ha la palla assassina ma non la freddezza del killer. In fondo al caos, poteva esserci il caso: un presagio su cui le aquile avrebbero potuto riflettere meglio.
Ma come ricordarsene quando, alla ripresa della partita, la Lazio continua a girare a mille, e non per merito del neo entrato Felipe Anderson, ma sempre grazie all’inesauribile Candreva, a cui poi dà manforte il vero uomo-svolta della gara, Alessandro Matri, che subentra ad uno spento Klose al 65’? Non passano nove minuti dal suo ingresso che già si rende pericoloso con un colpo di testa, e poi gliene servono solo altri quattro per trovare il vantaggio. La Sampdoria frattanto si era fatta vedere con Muriel, che dal 70’ aveva preso il posto di un altrettanto spento Cassano, ma senza frutti.
Poi, capita che il bravo portiere titolare, Marchetti, si stiri la coscia sinistra esultando troppo per il gol dei suoi, e debba lasciare il posto al pur bravo però inesperto Berisha. E che Berisha, per fermare l’avanzata di Muriel, sfuggito alla gabbia del fuorigioco dei difensori laziali, debba falciarlo appena fuori dall’ area da lui presidiata. E che nel caos creatosi in quell’area al momento della battuta della conseguente punizione, la testa di Felipe Anderson intercetti il tiro di Zukanovic ma non per respingerlo, bensì per freddare il suo stesso portiere. La legge del caos, prima del caso: la Lazio era stata avvertita.