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Italia, chiusura di girone col botto

Ma gli azzurri non saranno teste di serie

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Contava vincere contro la Norvegia sotto la luna di Roma, a qualificazione per gli Europei ormai ottenuta?

In effetti contava, perché se trionfare a Baku contro l’Azerbaijan costituiva, per così dire, il pane, assicurarsi un successo contro i vichinghi biancorossoneri significava guadagnarsi anche il companatico, cioè l’indispensabile consolidamento dell’obiettivo raggiunto, vale a dire il primato nel girone H di qualificazione. Così è stato: felice l’Italia, dunque, a cui il blasone impone sempre, nelle fasi preliminari di Europei e Mondiali, non solo di qualificarsi ma anche di dominare il raggruppamento in cui deve farlo, e felice pure la Croazia, che, avvantaggiandosi proprio del capitombolo norvegese,  arpiona all’ultima giornata il  secondo posto e il passaggio diretto ad Euro 2016. Agli uomini di mister Hegmo tocca ora lo scoglio degli spareggi, una lotteria che, per fortuna, l’Italia non vive da un ormai giurassico 1997. Si giocava nella freddissima, nevosissima Mosca, contro la Nazionale russa.  L’allenatore era Cesare Maldini, e in porta debuttava un certo Gianluigi Buffon, allora appena diciassettenne.   

Sembrano passati secoli, eppure l’ormai quasi quarantenne Buffon, con qualche pelo di barba in più e un volto leggermente più scavato, con un matrimonio alle spalle e la fascia di capitano praticamente tatuata sul braccio, è ancora capace di entusiasmarsi come un debuttante per una vittoria della sua Nazionale: che sia un’amichevole,  o una finale di Mondiale o, appunto, la chiusura di un girone di qualificazione, l’esultanza a pugni chiusi del numero 1 juventino e azzurro è immancabilmente, da circa vent’anni, l’immagine delle pagine più esaltanti della massima rappresentativa di calcio tricolore. Non c’è che dire, Buffon è come Zoff, un mito in campo che non riesce proprio a sentirsi un veterano, ed è per questo che è in grado di adattarsi in modo prodigioso ad infinite fasi di transizione e di ricostruzione, senza esserne travolto ed anzi finendo puntualmente per sposare ogni nuovo progetto, come fosse ancora all’inizio della sua avventura. Ecco perché l’esultanza di Buffon è una “esultanza di bandiera” nel vero senso della parola: perché negli anni lo abbiamo visto esultare per Vieri e per Totti, per Gilardino e per Cassano, per Cannavaro e per Del Piero, per Di Natale e Toni con lo stesso sincero trasporto con cui, ieri sera, ha indirizzato osanna al cielo  per i gol di Florenzi e di Pellè.

Alessandro Florenzi e Graziano Pellè,  i due mattatori azzurri dell’ultima giornata di qualificazioni europee. Uno, l’eroe di casa, ha avuto il compito di rimontare una gara messasi improvvisamente in salita, l’altro, il bomber emigrato in Inghilterra che è ormai un punto di forza della Nazionale di Conte, con un eurogol ha dato al match quell’esito che quasi tutti avevano scommesso che avrebbe avuto.

In effetti, Italia-Norvegia, giocatasi ieri sera a Roma, stadio “Olimpico”, con fischo d’inizio alle 20.45, dopo ventitré minuti aveva preso una piega indesiderata per i padroni di casa: i nordici, a caccia dei punti per prendersi la qualificazione e, perché no, scalare la classifica a discapito degli azzurri,  passavano infatti in vantaggio con Tettey. Italia all’inseguimento, dunque, anche in termini di classifica: bastava, infatti, la segnatura del ghanese-norvegese per far fare alla Norvegia il gran balzo in testa al gruppo e, conseguentemente, far scivolare l’Italia al secondo posto, con la Croazia totalmente tagliata fuori.

Il destino poi, ha lavorato (e in realtà ha lavorato parecchio) perché in una notte capitolina fosse un idolo di casa, Florenzi della Roma, ad aggiustare il corso della gara. Minuto 73, 1-1 sudatissimo oltre ogni previsione, e grazie anche ad una dormita generale della difesa scandinava. Ma da quel momento la mentalità dell’Italia cambia e l’approccio "mollaccione" tipico delle amichevoli diventa quello della squadra che è ben conscia dell’importanza della gara. E comincia il forcing finale,contro cui nulla può una Norvegia che ha proprio nella retroguardia il suo tallone d’Achille: l’assedio finisce all’82’, quando Pellè, con un cross-pallonetto angolatissimo quanto micidiale, batte il portiere avversario, Nyland, e risolve la serata.

Al fischio finale una beffa che era nell’aria: l’Italia, pur avendo finito le qualificazioni in cima al proprio girone, non sarà testa di serie perché il Belgio, altra finalista di Euro 2016 che la precede nel ranking continentale, nel suo girone di competenza ha vinto la sfida con israele. “Vorrei che qualcuno mi spiegasse perché l’Italia, che ha concluso il girone in testa e con ben 24 punti guadagnati, non può essere testa di serie ai prossimi Europei”, si è lamentato Conte con i giornalisti dopo il fischio finale. Già, davvero inspiegabile, più o meno come il fuorigioco che ha negato a Florenzi l’apoteosi in una serata già di gloria, pochi minuti prima che il “Boninsegna di Southampton” chiudesse i giochi.

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