Ancora Olanda.
La seconda tappa del Tour de France si dipana per centosessantasei chilometri da Utrecht a Neeltje Jans, isoletta della provincia di Zelanda. Sì, proprio il territorio che nel XVII secolo suggerì ad un ignoto cartografo olandese il nome per la seconda più grande isola oceanica.
Tappone con finalone da velocisti. Ideale per super-fughe. Solo tre minuti dopo la partenza della corsa (scattata alle 13.48) si forma un quartetto di uomini d’avanguardia: si tratta di Perrig Quemeneur (Europcar), Jan Barta (Bora), Stef Clement (Iam) e Armindo Fonseca (Bretagne-Séché). La loro iniziativa dura per più di un’ora, poi, a circa ottanta chilometri dall’arrivo, il gruppo si ricompatta. Per i quattro c’è ancora la soddisfazione di transitare per primi sul traguardo volante di Rotterdam, in quest’ordine: Barta, Clement, Fonseca, Quemeneur.Poi, di Fonseca e Quemeneur si perdono le tracce, mentre Barta e Clement tentano vanamente di mantenere, ancora per qualche chilometro, la testa della corsa.
Vengono fuori Contador (Tinkoff), Froome (Sky), Greipel (Lotto Soudal) e Tony Martin (Etixx). Intanto la carovana si frammenta in modo irreversibile in tre tronconi: e questo succede a causa di una serie di infortuni che si registrano lungo il percorso. Il primo è una caduta che coinvolge tre corridori della Lotto NL, tra cui Wilco Keldermann, e anche alcuni uomini dell’Astana, a meno di sessantacinque chilometri dall’arrivo.
Cinque chilometri più tardi cade anche Adam Hansen della Lotto Soudal, che è costretto a cambiare la bici. Venticinque chilometri prima della fine, poi, è Vincenzo Nibali a dover gestire un incidente: la foratura della ruota anteriore. Il campione dell’Astana, già in svantaggio di 27’’ sul gruppo battistrada di Contador e Froome, perde nel giro di pochi chilometri 37’’ e poi addirittura 1’8’’. Improvvisamente per lo squalo di Messina si fa notte fonda. Alla fine sarà un abisso di 1’25”.
Lì dove si decide la tappa, invece, ci sono Tony Martin, André Greipel, Mark Cavendish (Etixx), Fabian Cancellara (Trek), Tejay Van Garderen ( BMC), Tom Dumoulin (Giant), protagonista già ieri, e Peter Sagan (Tinkoff), che pure aveva perso tempo perché costretto a cambiare bici. Il traguardo è ormai affare per questo septemvirato.
Poi, all’ultimo sprint, quando sembra che la gloria sia nei pedali di Cavendish, il panzer Greipel si spiana la strada nella selva degli acceleratori e mette la sua prima firma in questo Tour. Dietro di lui si piazza Peter Sagan, terzo è lo svizzero Fabian Cancellara che, grazie agli abbuoni, diventa la nuova maglia gialla.