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Giro d’Italia, la firma russa sul traguardo di Imola

Nessun sconvolgimento sul fronte maglia rosa

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Ilnur Zakarin, dalla Russia con vigore agonistico.

Ciclista su strada, ventiseienne, professionista dal 2012. In forza alla Katusha, vanta nella sua personale bacheca la vittoria dell’ultima edizione del giro di Romandia. È lui il trionfatore della decima tappa dell’ItalGiro, la Forlì-Imola di centocinquantatré chilometri, conclusasi sull’autodromo “Enzo e Dino Ferrari”, poco più di tre chilometri del fatidico circuito, da ripetere quattro volte. Pronti, via e dopo il successo di Nizzolo al traguardo volante di Castrocaro parte la solita banda dei desperados.

Rispettato il copione di ieri: molti dei fuggiaschi della prima ora, cioè, appunto, Zakarin, e altri sei, sono riuscita a stare in fuga fino in fondo ed a, piazzarsi, sotto la linea dell'arrivo. Il plotoncino dei fuggitivi all’inizio comprendeva dieci uomini, e più precisamente, oltre a Zakarin, Carlos Betancur e Matteo Montaguti della AG2R, Franco Pellizotti della Androni, Diego Rosa della Astana, Marek Rutkiewicz della CCC, Beñat Intxausti e Ruben Hernandez della Movistar, Ryder Hesjedal della Garmin e Steven Kruijswijck della Lotto-NL. Nel corso del cammino il gruppo si è andato assottigliando, riducendosi da dieci a sette corridori, quelli che, poi, alla fine,hanno occupato le prime sette posizioni dell’ordine d’arrivo. Il gradino più alto è andato a Zakarin, che, varcata per primo, al terzo giro, la salita di di Tre Monti (che al penultimo passaggio valeva come Gpm), aveva praticamente già messo le mani sul traguardo; alle sue spalle Betancur, terzo Pellizotti. Poi   Intxausti, Rosa, Kruijswijck ed Hesjedal.            

Tutto invariato in classifica generale. Non può non destare sensazione, però, la caduta verticale di uno degli ex giganti del giro, Richie Porte, sprofondato, nello spazio di due sole tappe, dal quarto al dodicesimo posto: l’ex co-favorito della vigilia si trova ora appena davanti a Damiano Cunego, che ha vinto il suo primo e unico Giro nel già lontano 2004, e a due nomi ben lontani da ambizioni di leadership, lo scalatore colombiano Darwin Atapuma e il velocista russo Jurij Trofimov.

A dire il vero non è tutta colpa sua: ieri aveva forato a otto chilometri dal traguardo e, certo, se non fosse stato per la ruota generosamente prestatagli da Simon Clarke, suo connazionale ma non compagno di squadra, di sicuro avrebbe perso ben più di quarantasette secondi da Alberto Contador. Sfortunatamente però la generosità di Clarke, contro le sue intenzioni, ha finito per danneggiare Porte, e pesantemente: a un corridore, infatti, è proibito dal regolamento accettare da un avversario quel soccorso tecnico che spetta esclusivamente  ai compagni di squadra o all’ammiraglia prestare . Per il povero asso della Sky, quindi, è scattata la penalizzazione di 2” e si è aperto l’abisso che sappiamo. 

Domani, il menù del giro offre un altro bel tappone: centonovanta chilometri da Imola a Vicenza. La corsa rosa torna su, nel nord, da dove non si sposterà più. E così,  tra il Lombardo-Veneto e il Piemonte, con una breve puntatina nella Svizzera italofona, vivrà la sua fase culminante.

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