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Giro d’Italia, Greipel non stecca la seconda

Contador ancora maglia rosa

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Nella vita, si sa, si cade e ci si rialza: come nello sport, che della vita è una grande metafora, ma dipende dallo sport.

In alcuni, come per esempio il ciclismo, essere disarcionati dal proprio destriero a due ruote significa dover abbandonare la tenzone. In questo giro d’Italia è quello che è già successo al povero Pozzovivo; ed è quello che si è ripetuto oggi, in dirittura d’arrivo della sesta tappa, Montecatini Terme-Castiglione della Pescaia (183 km), ai danni dell’altrettanto povero Daniele Colli, della Nippo-Fantini.

Uno spettatore dallo scatto (fotografico) facile, si sporge al di là del bordo della pista e allunga la mano, armata di cellulare, davanti a lui, in procinto di prodursi nel suo scatto (atletico):mal’unico risultato che riesce ad ottenere è  quello di far perdere l’equilibrio al suo soggetto, che frana malamente in mischia, mentre in mezzo al gruppetto di testa André Greipel, sprinter tedesco della Lotto Soundal, trova l’attimo buono e va a tagliare per primo il traguardo. Ė lui il vincitore della frazione della rosea dedicata ad Alfredo Martini, compianto ex ct degli azzurri delle due ruote, e può così rifarsi dell’occasione persa a Genova.

Errata corrige: qualcuno, dalle cadute del ciclismo, riesce anche a rialzarsi. A rialzarsi e a non perdere un secondo del vantaggio acquisito. Ma dev’essere uno squalo: parliamo, insomma, di Alberto Contador, coinvolto nel rovinoso effetto-domino innescato da Colli, capace di rialzarsi, tutto ammaccato, e tutto ammaccato di mantenere la maglia rosa senza perturbazioni nello status quo.

Sorvoliamo sul fatto che sul podio aveva il braccio talmente indolenzito da non riuscire a metterla, la maglia rosa, né a stappare il rituale bottiglione di spumante: mentre riceveva il bacetto simultaneo delle miss poteva sicuramente consolarsi pensando che Fabio Aru, nonostante tutto, resta pur sempre lì alle sue spalle, a 2”, e Richie Porte ancora  alle spalle di Aru, sempre a 20’’.

Ad un’ora dalla conclusione della tappa gira voce, in realtà, che Contador potrebbe ritirarsi. I danni riportati in seguito dalla caduta potrebbero essere più gravi di quelli che il suo orgoglio e la sua caparbietà lascerebbero credere. E comunque, grazie al suo orgoglio e alla sua caparbietà, se anche dovesse lasciare, lascerebbe con la maglia del primato addosso.

A volte succede, proprio come oggi, che una tappa di transizione come quella odierna possa avere un finale determinante per le sorti della competizione. Per il resto, è stata la classica gara per  velocisti, con uno sviluppo molto simile a quella di ieri. Fuga per cinque iniziata all’altezza del saliscendi della Maremma: Marek Rutkiwicz della CCC, Marco Bandiera della Androni, Eduard Grosu e Alessandro Malaguti della Nippo-Fantini e Alan Marangoni della Garmin.

Il quintetto è stato ripreso a pochi chilometri dal traguardo dal resto del gruppo, ma, a differenza di ieri, quando almeno uno degli ex fuggitivi (parliamo di Chavanel) era riuscito a piazzarsi tra i primi cinque, stavolta nessuno di essi ha avuto la stessa soddisfazione: per limitarci alle prime tre piazze, diciamo che alle spalle di Greipel si sono piazzati Matteo Pelucchi della IAM e Sacha Modolo della Lampre. Gran Premio della Montagna: a Pomarance è passato per primo Malaguti.

Domani, settima tappa Grosseto-Fiuggi, dalla Toscana al Lazio. Contador ci sarà o non ci sarà?

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