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MotoGP, GP Spagna 2021: guida pista di Jerez

Un tracciato spesso utilizzato per le prove invernali, ricco di curve in sequenza e privo di un lungo rettilineo. Scopriamone le caratteristiche

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Il Circuito de Jerez-Angel Nieto è stato costruito nel 1986 ed è entrato a far parte del calendario del motomondiale l’anno successivo. Dal 1987 ospita ininterrottamente un gran premio della categoria ed è giunto alla trentacinquesima edizione. Il circuito è lungo 4428 metri ed è composto da tredici curve, delle quali otto a destra e cinque a sinistra. La larghezza della carreggiata è di 11 metri.
Il record della pista in gara appartiene a Marc Marquez che ha fermato il cronometro nel corso della gara di due anni fa sull’1:38,051 con un velocità media oraria di 162,3 km/h. Il record ufficiale del tracciato è stato fatto segnare da Fabio Quartararo nel corso delle qualifiche della passata con il tempo di 1:36,705 alla media oraria di 164,6 km/h.
La distanza di gara prevista per ciascuna delle tre categorie è la seguente: 25 giri (110,6 km) per la MotoGP, 23 giri (101,7 km) per la Moto2 e 22 giri (97,3 km) per la Moto3.
In seguito al rettilineo fronte box, le moto della classe regina arrivano alla curva Expo ‘92 (curva 1), il punto di frenata più impegnativo della pista andalusa. I piloti decelerano da 286 km/h a 86 km/h in arco temporale di 4,50 secondi e nello spazio di 215 metri. Il delta di velocità è di 202 km/h, la decelerazione è pari a 1,5 G. La potenza frenante sviluppata è di 12 bar e il carico massimo è di 5,6 kg. I dischi raggiungono picchi di 710 gradi.
L’accelerazione successiva porta alla alla curva Michelin (curva 2), sempre nella medesima direzione, la si percorre in seconda velocità a 68 km/h.
La trazione in uscita è fondamentale: parzializzare il gas in fase di accelerazione e allo stesso tempo mantenere la linea stretta, è la chiave per impostare al meglio la successiva doppia sinistra delle
curve 3 e 4. La prima la si affronta in terza marcia a 139 km/h, la seconda in quarta velocità a 147 km/h. In seguito, vi è il cambio di direzione verso destra per la Sito Pons (curva 5).
Si tratta di una curva caratterizzata dall’ampio raggio di percorrenza, nella quale bisogna portare molta velocità in ingresso
(133 km/h), sacrificando la traiettoria verso il punto di corda per massimizzare l’uscita (151 km/h) che immette sul breve rettilineo, appena 607 metri di lunghezza, che porta alla staccata della curva Dry Sac (curva 6). Questo punto della pista spagnolo è famoso per l’incidente che vide coinvolte le Ducati di Dovizioso e Lorenzo e la Honda di Pedrosa nel corso del gran premio di tre anni fa.
Così come in curva 1, anche in questo tratto del tracciato le MotoGP decelerano da una velocità iniziale di circa 285 km/h a soli 67 km/h, passando dalla sesta alla seconda marcia e impostando verso destra la traiettoria. La trazione in uscita, appena superato il punto di corda, richiede il massimo grip all’asse posteriore, in modo tale da impostare la successiva doppia sinistra delle curve 7 e Aspar (curva 8). La prima ha una velocità di percorrenza di 147 km/h in terza marcia, la seconda la si affronta con la medesima marcia ma alla velocità di 117 km/h essendo ad angolo più stretto.
Successivamente al breve allungo, vi è il cambio di direzione verso destra per le curve
Angel Nieto (curva 9) e Peluqui (curva 10). Ambedue si percorrono in seconda marcia, con una velocità rispettivamente di 94 km/h e 103 km/h. Sempre nella medesima direzione, vi sono le successive due curve, la Alex Criville (curva 11) e la Ferrari (curva 12), le cui velocità di percorrenza sono rispettivamente di 149 km/h e 162 km/h. Dopo la dodici vi è la frenata verso sinistra della curva Lorenzo (curva 13), l’ultima, e che immette sul rettilineo finale. La tredici fu teatro del famoso sorpasso, con tanto di spallata, di Valentino Rossi ai danni di Sete Gibernau nel corso dell’edizione 2005.
 

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