Centesimo Giro d’Italia.
Dopo sette tappe, e a due giornate dal secondo turno di riposo, la corsa rosa più italiana di sempre ha visto una dominazione straniera ininterrotta: a trionfare in Sardegna sono stati, infatti, prima i polacchi, con Pöstelberger della Bora-Hangsroe, poi i tedeschi, col "gorilla" della Lotto Soudal, Greipel (vecchia conoscenza sotto i traguardi del Belpaese), e infine i colombiani: ci riferiamo più precisamente di Gaviria della Etixx/Quick Step.
La musica non è cambiata dopo lo sbarco in Sicilia: nella seconda isola-regione, dove si è inaugurato il regime della diarchia (maglia rosa diversa dal vincitore di tappa), all’arrivo si è nuovamente imposto nuovamente Gaviria, e poi uno sloveno, Polanc della UAE, mentre leader della classifica era un lussemburghese, Bob Jungels, collega di Gaviria.
E nel continente, è forse cambiato qualcosa per gli eroi dell’italico pedale? Neanche per idea: nella tappa calabrese di ieri, da Reggio Calabria alle Terme Luigiane, l’ha spuntata un elvetico, Dillier della BMC, e quest’oggi, all’ombra dei trulli di Alberobello, a tagliare per primo il traguardo è stato un canguro australiano, Caleb Ewan della Orica-Scott. Subito dopo di lui sono arrivati Gaviria, poi un irlandese, Sam Bennett (Bora-Hangsroe), Greipel, il belga Suyven della Trek-Segafredo e Gibbons, sudafricano della Dimension Data. Per vedere un po’ di Italia nell’ordine d’arrivo bisogna scendere alla posizione numero sette, dove troviamo il battagliero Battaglin della Lotto NL-Jumbo.
Ė andata peggio di ieri, insomma, quando Andreetta della Bardiani era riuscito ad arrivare quarto. Una consolazione parziale può comunque costituire il fatto che a vincere il traguardo intermedio di giornata, il gpm di Bosco delle Pianelle, è stato il bravo Simone Ponzi della CCC. Intanto, a controllare la cima della classifica c’è sempre il principe lussemburghese, Jungels. Vincenzo Nibali, campionissimo della Merida, è quarto; alle sue spalle c’è Domenico Pozzovivo della Ag2r.
In un’edizione così speciale dell’Italgiro, con pochissime prove contro il tempo (solo due corse a cronometro, una delle quali è la tappa finale) e pieno zeppo, in compenso, di tappe in linea e in ascesa, è davvero un peccato vedere come la truppa nostrana dei velocisti, arrivati a questo punto, non riesca ancora ad emergere: e così, con i big che, secondo una politica consueta, si risparmiano per le tappe più importanti e nel frattempo cercano di consolidare la loro posizione nella classifica che più conta, siamo costretti a vedere un Giacomo Nizzolo (Trek) barcollante per l’asma e i problemi allergici e ad un passo dal ritiro, e un Sasha Modolo (UAE) che rifiuta i lenitivi alla camomilla portigli dalla sua ammiraglia, ma non riesce comunque ad trovare e ad esprimere quel furore vincente che potrebbe fargli fare la differenza.
Domani si riparte da Molfetta, e ci importa poco sapere se la sontuosa sceneggiatura del giro che si autocelebra preveda ancora il cameo hollywoodiano di Patrick Dempsey; preferiremmo essere rassicurati sul fatto che, prima del midpoint, riusciremo a vedere almeno un po’ di azzurro.