Partecipa a Notizie Nazionali

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Giro d’Italia, Arndt vince senza vincere

Nizzolo beffato da una scorrettezza

Condividi su:

Torino accoglie il bi-roseo Nibali.

L’ultimo atto del Giro d’Italia 2016, che si consuma all’ombra della Mole e del Castello del Valentino, è una festa per il ciclismo italiano, tornato in vetta alla più importante competizione a tappe di casa sua.  E questo grazie nuovamente al forte (e imprevedibile) corridore peloritano, capace di ripetere, stavolta davvero per il rotto della cuffia, l’impresa di tre anni or sono, quando mise in fila alle sue spalle clienti scomodi come Uran (allora della Sky, oggi in forza alla Cannondale) ed Evans (BMC, oggi ritirato). Ora, invece, sui gradini del podio che godono la sua ombra stanno “colibrì” Chaves (Orica-GreenEDGE), e l’esordiente d’oro Alejandro Valverde (Movistar). Nulla è cambiato ai vertici della classifica generale del Giro dopo la ventesima e ultima tappa, Cuneo-Torino (150 km).

Nulla, del resto, poteva cambiare. Dunque onore all’italo pedale che, se proprio ha da lamentarsi, magari può farlo perché non è riuscito a festeggiare doppiamente: sembrava, infatti, che, alla fine della corsa , la situazione si fosse messa in modo tale da poter brindare italianamente non solo alla maglia rosa, ma anche al successo di tappa.  Solo che Giacomo Nizzolo (Trek), con la sua foga di aggiungere almeno una vittoria di giornata alla sua incontrastata egemonia nella classifica a punti  (è lui, come ben sappiamo, il re della maglia rossa), ha tagliato la strada ad un concorrente nella volata, Sacha Modolo della Lampre-Merida, che è finito a contatto con le transenne.

Morale: Nizzolo tagliava il traguardo con le mani alzate, ma la sua vittoria, anziché spedirlo sul podio, lo faceva diventare dossier per la giuria. Che, esattamente trenta minuti dopo la conclusione della frazione (e dunque del Giro), decretava di non accreditare la vittoria a Nizzolo. Be’, poco male, avrà sospirato qualche ciclofilo-patriota: andrà comunque a Modolo, quantomeno in segno di risarcimento, e così l’italico onore sarà ugualmente salvo. Sbagliato: i giudici declassavano Nizzolo, che praticamente spariva dai primi dieci del'ordine d'arrivo, e incoronavano signore della tappa il tedesco Nikias Arndt della Giant-Alpecin, ad un tempo giutiziere dell’era dumouliniana e ultimo vindice colpo di coda in questa corsa rosa del Kittel- o del Greipel-Geist.

Ma questa vittoria-non vittoria non dà certo ad Arndt il diritto di dire di aver lasciato un segno in questo Giro. Non è mai stato protagonista in questa corsa, né tantomeno nell’ultima tappa di ieri, allorché ha avuto l'unico merito di presentarsi al traguardo subito dopo Nizzolo. Una tappa piovosa e rivelatasi da subito molto accidentata per parecchi corridori. Quasi al pronti via una caduta di gruppo coinvolge anche il vice-capolista Chaves, senza però creargli danni sostanziali. Ė invece Lars Bak della Lotto Soudal a farne le spese, tanto da doversi ritirare. Con il gruppo ancora compatto, è Giacomo Nizzolo a transitare per primo al traguardo volante di Racconigi. Poi due corridori si portano in testa alla carovana: Maarten Tjallingii e Jos Van Emden della LottoNL-Jumbo: sono loro i primi ad entrare nel circuito di Torino, da ripetersi per otto volte.

Sulle loro tracce si sguinzagliano Brambilla (Etixx-Quick Step), Boaro (Tinkoff) e Wellens (Lotto Soudal), poi ripresi dal gruppo. Perché l’avventura del duo Tjallingii- Van Emden finisca, invece, bisogna aspettare che si giunga a 7 km al termine. Frattanto un’altra caduta aveva coinvolto ancora una volta Chaves, insieme ad Uran, il suo compagno di squadra Dombrowski e Sütterlin (Movistar). Ma non si cade solo nelle retrovie, cioè nel cuore del gruppone, bensì anche in testa alla corsa: il povero Colbrelli della Bardiani, che credeva di aver trovato l’attimo per lo scatto in avanti, sbatte sul marciapiede, dopo essere entrato in contatto con qualcuno del pubblico, e frana rovinosamente. Dei corridori pronti alla volata il più lesto ad approfittare delle sue disgrazie e a portarsi in testa è De Bie della Lotto Soudal, ma in men che non si dica viene sostituito da Eduard Grosu della Nippo-Vini Fantini, che a sua volta ha vita breve perché su di lui si avventa come una erinni il nostro Nizzolo. Quest'ultimo, come detto, vorrebbe fare il Gorilla senza avere la “grazia” dell’originale: e così la giuria lo punisce lsciandogli solo il profumo di una vittoria greipeliana.  

Detto della maglia rosa e di quella rossa, riepiloghiamo anche quella che è la leadership finale per quanto riguarda gli altri due vestimenti che fanno classifica:alla fine del Giro si tiene la maglia bianca, senza aver mai avuto rivali, il lussemburghese Bob Jungels della Etixx-Quick Step; maglia azzurra è invece lo spagnolo Mikel Nieve della Sky, che proprio nelle ultime battute ha beffato il nostro Damiano Cunego (Nippo-Vini Fantini). E ora l’appuntamento col Giro è per il 2017: si tratterà  dell’edizione del Centenario, e dunque, come è stato già preannunciato,  il suo format sarà decisamente più a misura di Bel Paese. E a noi non resta che augurarci che anche la vittoria finale possa parlare italiano.

L’erede del mitico Luigi Ganna può essere tranquillamente lo Squalo, non ci sono dubbi, ma fortuna vuole che non ci sia solo lui nell’oceano di campioni del ciclismo nazionale

Condividi su:

Seguici su Facebook