Mancano quattro giornate alla fine del massimo campionato nazionale di calcio.
L’impegno infrasettimanale, si sa, in mezzo ad un calendario agonistico sempre fittissimo, spesso è un’afflizione come può esserlo un’intramuscolare, con la differenza però che, il più delle volte, i suoi effetti dolorosi non si smaltiscono altrettanto presto. Prima di tutto perché non ce n'è neppure il tempo. I risultati di questa XXXIV giornata (e si badi bene, manca ancora un atto, Milan-Carpi di stasera), fanno registrare come nell’alta, nella media e nella bassa classifica si fermino in tante, in troppe. Meno una: volete sapere chi? Naturalmente la Juventus, che a vedersi accorciato il distacco che gode sul Napoli proprio non ci sta e nella sua tana regola, imperiosamente da par suo, l’ambiziosa Lazio di "Inzaghino". Deluse le speranze di Sarri e dei suoi ragazzi: le aquile biancocelesti non sono riuscite a sbarrare la strada all’Allegra Armata, che adesso, con 82 punti nel carniere, per festeggiare il suo quinto scudetto consecutivo dovrà soltanto ottenere un’altra vittoria e poi un pareggio. Questo, naturalmente, supponendo che il Napoli vinca alla tappa immediatamente successiva: diversamente, Buffon e compagni potrebbero essere campioni d’Italia già fra qualche giorno (e sì, perché la XXXV parte già sabato prossimo).
Mandzukic, 40’, e poi doppio Dybala, al 52’ e al 64’ su rigore: tanto è bastato alla Juve per rimandare a casa battuti Klose e compagni e vedersi gia lo scudetto ricucito sulle sue maglie. Non è casuale che a trascinarla sulla soglia dell’ennesimo traguardo nazionale sia proprio il giocatore che è un po’ il simbolo di una stagione iniziata in modo stranissimo per i bianconeri e poi, via via, tornata ad allinearsi al trend del decennio. Parliamo di lui, Paulo Dybala, oggetto misterioso all’inizio (palermitano fragile, Sivori di carta velina), e alla fine divenuto osannabile quasi come un Tevez che, per di più, ha anche maggior prospettiva. Tutto quello che abbiamo scritto in fondo si può anche riassumere in un solo concetto: prepariamoci, per l’ennesima volta, all’anno della Juve.
Decisamente il Napoli dovrebbe, la prossima volta, usare cornetti più potenti, perché i suoi scongiuri non sono serviti neanche verso la Roma, riuscita a recuperare le distanze dai partenopei dopo esser stata costretta a recuperare una difficile gara interna col Torino. La prima frazione di gioco, infatti, si era chiusa col vantaggio granata, arrivato al 35’ grazie a Belotti. Pervenire al pareggio non è stata operazione semplice, e infatti Spalletti ha potuto esultare da bordo campo solo al 66’: era Manolas a riequilibrare. All’81’, altra doccia fredda per i capitolini: ospiti di nuovo in vantaggio, con Martinez. Così, all’86’, il tecnico di Certaldo decideva di giocarsi la carta Totti (ennesima dimostrazione tangibile di una volontà di riconciliazione, che si spera non sia inficiata da nuovi screzi fuoricampo): e il fantasista, Capitano per antonomasia, nell’arco di tre minuti dal suo ingresso in campo (segno tangibile di riconoscenza, che si spera possa non essere intorbidato), prima trovava il nuovo pareggio, e poi, su rigore (una sua vecchia specialità, una delle tante), segnava il gol-vittoria. Alcuni spargiveleno fanno notare come, giornata dopo giornata, Spalletti continui a lesinare minuti a Totti: a tutti loro l'allenatore giallorosso pare abbia voluto rispondere, nel dopopartita, con queste parole: "Quando c'è bisogno di qualità contro una squadra che si chiude Totti è il meglio". Intanto la Roma passa da 65 a 68 punti e, come dicevamo, riduce il distacco dal Napoli portandosi, più esattamente, da -8 a -5: al meglio, in senso tottiano e non, non c'è ancora fine.
Proprio come il Torino anche il Frosinone, a Verona nella partita col Chievo, aveva trovato un ingannevole vantaggio iniziale. Al 6’, infatti, sbloccava Ciofani per i ciociari. Dopodiché il diluvio, ma solo a partire dalla fine del primo tempo: Floro Flores al 36’, Rigoni al 58’, Sardo al 60’ e infine Pellissier al 47’ su rigore e poi all’80’ sommergevano i malcapitati eroi di Stellone, con conseguenze sinistre sulla loro classifica. I gialloblù, infatti, non si schiodano dal terz’ultimo posto a 30 punti, e perdono anche una lunghezza di vantaggio sul Palermo che, in casa contro l’Atalanta, subito in vantaggio ma poi rimontato e quindi andato sotto, alla fine è riuscito a prendersi un platonico pari. Questa la sequenza delle reti al “Barbera”: a Vazquez, in gol su rigore al 2’, aveva risposto Borriello sempre dal dischetto all’11’; poi Paletta al 55’ portava avanti gli ospiti, ma ad aggiustare la situazione ci pensava Struna al 76’.
Alle immediate spalle della Roma si fermano tutte: si ferma l’Inter, che al “Ferraris” consente al Genoa di ottenere quella che dovrebbe essere la vittoria definitiva per la salvezza (gol di De Maio al 77’), e si ferma anche la Fiorentina, alla “Dacia Arena” di Udine. I viola, che al 24’ con Zarate erano riusciti a rimediare al gol-lampo friulano segnato da Zapata al 3’, all’inizio della ripresa hanno dovuto soccombere ad un tiro di prima intenzione di Thereau, abile a sfruttare un bel cross del compagno Widmer. L’Udinese sale così a 38 punti, e continua a viaggiare a metà classifica con l’Atalanta.
In coda, invece, oltre al Frosinone, si ferma anche il Verona, e potrebbe essersi trattato della sosta dello “scacco matto”: al “Castellani” di Empoli il gol killer per gli scaligeri è firmato da Maccarone al 51’. Esattamente come al “Bentegodi”, anche all’ombra del santuario della Madonna del Pozzo è successo che una squadra tranquilla, cioè appunto l’Empoli, ne castiga un’altra con un bisogno immane di punti-salvezza.
L’unica sfida terminata senza reti è stata quella iniziata alle 18.00 al “Mapei Stadium” (tutte le altre gare sono iniziate alle 20.45) che ha visto contrapposte Sassuolo e Sampdoria: nell'immediato non cambia nulla per la classifica dei neroverdi di casa, che continuano ad occupare in solitudine il settimo posto a 49 punti: ora, però, il Chievo si trova ad un solo punt di distanza, a braccetto con la Lazio a cui solo circostanze superiori alle sue forze (in pratica, essersi imbattuta nella Juventus) hanno impedito il sorpasso. La Sampdoria, invece, arriva a 37 punti e aggancia il Bologna: un pari che è certamente oro colato per i blucerchiati, se si considera che all’87’ il Sassuolo ha sprecato la più ghiotta opportunità per far sua la partita: un calcio di rigore che Berardi si è fatto parare da Viviano.