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Citomegalovirus in gravidanza: quali sono i rischi?

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A cura di: Ufficio Stampa Sorgente Genetica


Per una donna incinta è molto importante non saltare le visite di routine e sottoporsi agli esami di screening prenatale o di diagnosi prenatale, che possono individuare eventuali anomalie cromosomiche in gravidanza. Importanti sono anche le ecografie e gli esami del sangue, attraverso cui, tra le altre cose, si può capire se la donna incinta ha contratto o meno il citomegalovirus (CMV).

Si tratta di un virus molto comune, della famiglia degli Herpesviridae. La percentuale di contagiati nei Paesi sottosviluppati può raggiungere il 90-100%, mentre nei Paesi Occidentali circa il 60-80% delle persone presenta gli anticorpi anti-Citomegalovirus nel siero[1]. I sintomi in età adulta sono molto simili a quelli dell’influenza, ma il virus diventa invece molto pericoloso se contratto in gravidanza. Il primo contatto con il citomegalovirus viene definito “infezione primaria”. Quando invece viene trasmesso dalla mamma al feto, si parla di “citomegalovirus congenito”. Quest’ultimo caso può avere dei risvolti molto gravi nei neonati. Per questo è fondamentale la diagnosi precoce[1].

Fortunatamente, le probabilità di contrarre il virus in gravidanza, sono basse, tra l’1 e il 4%. Di queste poi, solo un terzo trasmette il virus al feto2. Durante la gravidanza si assiste a un normale calo delle difese immunitarie, per questo è meglio prevenire ed evitare che ciò accada.

Se la mamma contrae il citomegalovirus in gravidanza le conseguenze sul feto possono essere gravi. In particolare, se il contagio avviene precocemente, nel bambino possono manifestarsi:

• sordità;
• ritardi mentali;
• corioretinite, una malattia infiammatoria degli occhi che può portare anche a cecità.

Se il contagio avviene invece quando il virus è “congenito”, può non interferire con il normale sviluppo embrionale[2].

La diagnosi del citomegalovirus in gravidanza può avvenire grazie a un test di screening precoce, ovvero un semplice esame del sangue che valuta la presenza di anticorpi IgG e IgM, che indicano che è in atto un’infezione primaria. Se l’esito dell’esame è positivo, si consiglia un test di avidità delle IgG (anticorpi che vengono prodotti successivamente agli IgM), per valutare se il contagio è avvenuto prima o dopo il concepimento[2].

Il citomegalovirus viene trasmesso attraverso fluidi del corpo come saliva e urina e per questo la prevenzione è importantissima. Rispettando un’igiene corretta si può evitare il contagio soprattutto se si è a contatto con bambini fino ai sei anni. Infatti, anche in assenza di sintomi, il bambino con citomegalovirus congenito, può essere contagioso per qualche anno e può trasmetterlo ai compagni di asilo[2]. Il lavaggio delle mani è un valido strumento di prevenzione.

La trasmissione del citomegalovirus può avvenire per via diretta da persona a persona tramite:

• saliva;
• secrezioni oro-faringee;
• rapporti sessuali;
• secrezioni cervicali e vaginali;
• latte materno.

Oppure può avvenire per via indiretta con urina o sangue[3]. In gravidanza invece, l’infezione intrauterina può essere conseguenza dell’infezione contratta per la prima volta per via transplacentare e i rischi di trasmissione al feto oscillano tra il 20 e il 50% circa[3].

Se dopo lo screening sierologico si riscontrano IgG e IgM positive (quindi è in corso l’infezione), può essere utile sottoporsi all’amniocentesi per valutare la trasmissione al feto[3]. L’amniocentesi è un esame di diagnosi prenatale invasivo molto diffuso, che rileva l’eventuale presenza di alterazioni cromosomiche nel feto, come le Trisomie 18, 21 e 13.
Per controllare la salute del feto, le future mamme possono decidere di sottoporsi anche a test di screening prenatale non invasivi, come per esempio il test del DNA fetale, un esame precoce in quanto può essere eseguito già dalla 10° settimana di gravidanza e che raggiunge un tasso di affidabilità molto alto nella rilevazione delle principali anomalie cromosomiche, ovvero del 99,9%.

Ѐ sempre opportuno rivolgersi al proprio ginecologo di fiducia per la scelta del percorso prenatale da seguire.

Per ulteriori informazioni sul test prenatale Aurora: www.testprenataleaurora.it

Fonti:
1. OMAR – Osservatorio Malattie Rare
2. Fondazione Veronesi
3. Medicina dell’età prenatale. Prevenzione, diagnosi e terapia dei difetti congeniti e delle principali patologie gravidiche – A.L. Borrelli, D. Arduini, A. Cardone, V. Ventruto.

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