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Italia al voto, la situazione a Milano

Un giornalista per Forza Italia? Quadro incerto nel Pd

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Si chiamava Sallustio.  

Il grande storico romano che, abbandonata la politica per cause di forza maggiore, si dedicò alla composizione dei suoi grandi classici, La congiura di Catilina e La guerra giugurtina. Togliete la “o” finale, e avrete Sallusti. Un noto giornalista (quindi lontano cugino degli storici, secondo molti), che, a voler seguire i desiderata di Berlusconi, dovrebbe (potrebbe) fare il percorso inverso a quello dell’autore latino, lasciando il suo mestiere abituale, quello dell’informazione, per dedicarsi alla politica. Al servizio della sua città, Milano

Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, alle prossime comunali di Milano, potrebbe infatti scendere in campo, e per una volta non solo come opinion leader: bensì come candidato a sindaco per Forza Italia. Con l’appoggio del resto della coalizione di centro-destra, Lega di Salvini in primis, che, si sa, con i direttori (ma anche ex direttori) di via Negri ha sempre avuto un feeling particolare: basti ricordare Vittorio Feltri, che nelle ultime elezioni per il Presidente della Repubblica fu proprio il candidato delle camicie verdi al Quirinale.

Se poi il  compagno della pasionaria Daniela Santanchè dovesse gettare la spugna (come da più parti si vocifera, anche per via di sondaggi che indicano un gradimento non altissimo nei suoi confronti) , con tutta probabilità il leader leghista non avrà problemi a convergere su un altro nome berlusconiano come Mariastella Gelmini (che però è bresciana, va ricordato) o Paolo Del Debbio (uno dei padri di Forza Italia, ma anch’egli non milanese) o, perché no, la bionda consigliera comunale Silvia Sardone, considerata uno dei volti emergenti del partito azzurro: appare ormai chiaro, infatti, che le sue ambizioni di diventare primo cittadino di Milano sono rimandate ad un futuro non proprio immediato. Restano invece insuperabili le riserve del Carroccio per Maurizio Lupi, che d’altra parte potrebbe essere il “pretesto” per uno strategico riavvicinamento tra Fi e Nuovo Centro Destra (e, comunque, non va dimenticato che, in Regione Lombardia, attualmente Ncd, Lega e Fi governano insieme).

Fronte Pd: se soltanto Giuliano Pisapia avesse deciso di ricandidarsi, avrebbe semplificato parecchio la vita e i calcoli del partito di Renzi. Magari non ci sarebbe stato neanche bisogno di organizzare le primarie, che invece sono ora un appuntamento irrinunciabile, con tutte le bruciature eccellenti e gli strascichi di vendetta che in genere si portano dietro. Prudentemente Emanuele Fiano, uno degli uomini di punta del team dei super-renziani, si è già chiamato fuori dal gioco al massacro”, al quale invece dovrebbero partecipare l’ex commissario Expo Giuseppe Sala, forte dell’investitura del presidente del Consiglio (ed è anche per agevolarne il percorso che Fiano si è autoescluso), Francesca Balzani, vicesindaco uscente e Pierfrancesco Majorino, assessore al Welfare nella giunta Pisapia: sia l’una che l’altro, insomma, eventuali trait d’union tra il recente passato e il futuro amministrativo di Milano.  

Non è detto che da qui all'inizio di febbraio (quando, sotto lo sguardo della Madonnina, svolgeranno le primarie dem per le amministrative) la terna non possa diventare quaterna: non appare improbabile, infatti, che nell’agone possa inserirsi anche Umberto Ambrosoli, avvocato, figlio di Giorgio, il celebre “eroe borghese”, emblema della trasparenza contabile al servizio dello Stato, vittima del mefistofelico Sindona. Nel 2013 Umberto fu battuto alle regionali da Maroni, ma la sconfitta non fu determinata dalle sue percentuali di voto a Milano, bensì nel resto della Lombardia, specie in quelle parti della regione più pervicacemente legate all’ideologia leghista. Se si parla soltanto del capoluogo ambrosiano, infatti, un recente sondaggio rivela che, tra i possibili candidati a sindaco di sinistra, Ambrosoli risulterebbe essere il più gradito.

Infine, Corrado Passera, che si candida per il partito da lui fondato e guidato, Italia Unica, ed il M5S: contraddicendo il concetto anagrafico di selezione di classe dirigente che è tipico del loro “credo”, a Milano i pentastellati non fanno largo ai giovani (o ai giovanissimi), ma si affidano ad una delle “madri costituenti” del soggetto politico grillino: infatti la loro candidata, la cinquantaduenne Patrizia Bedori, nel 2009 partecipò al Teatro Smeraldo all’atto fondativo del movimento. 

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