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Friuli, adottato biotestamento

La regione della Serracchiani fa da apripista

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Friuli. La terra dove nel 2009 Eluana Englaro, che dal 1992 era diventata un vegetale, smise di essere tenuta in vita artificialmente, perché il padre, Beppino, decise di mettere fine all’accanimento terapeutico nei confronti della povera figlia e di trasferirla da Lecco a Udine per darle una morte assistita.

Quell’accanimento  non l’aveva certo chiesto lei, era quanto andava ripetendo Beppino ormai da diciassette maledetti anni, né, d’altronde, ella avrebbe potuto mai esprimere questa volontà, date le sue condizioni. L’unica volontà espressamente dichiarata era quella contenuta nel disegno di legge che in seduta straordinaria aveva approvato il governo Berlusconi, probabilmente troppo preoccupato di seguire i dettami del Vaticano in materia di eutanasia.

Un ddl, che in tutti i modi tentava di forzare il mantenimento in vita di Eluana. Ma nulla fu più forte della misericordia di un padre, costretto dagli eventi a recuperare quell’antica prerogativa del pater familias che gli dava diritto di morte sui suoi figli.

In quel Friuli, mercoledì 4 marzo il Consiglio regionale presieduto da Debora Serracchiani ha approvato una proposta di legge che istituisce il Registro delle Dichiarazioni anticipate per il trattamento sanitario: in pratica, quell’insieme di documenti che costituiscono il cosiddetto “biotestamento”. È la prima regione in Italia a farlo, e non poteva essere diversamente, dati i precedenti.

La storia siamo noi, recita un vecchio adagio, e insegna più  l’esempio di un protagonista della micro-storia come può essere, appunto, il signor Englaro, che le mille gesta di un grande statista o condottiero. Il provvedimento è stato adottato perché non si ripeta mai più un caso Eluana, perché chiunque voglia possa decidere, in perfetta salute o comunque in piena coscienza, come venire assistito nel caso in cui gli capitasse una vicenda come quella della ragazza di Lecco, e come regolarsi relativamente alla donazione degli organi e dei tessuti. Questo, è ovvio, anche senza dover per forza immaginare di finire in uno stato tale da richiedere l’eutanasia.

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