«Incontrando Lula mi ha colpito la frase: 'non ho mai visto l’Europa cosi rassegnata, pessimista e stanca'. Credo che chi rappresenta un paese dentro il consiglio europeo debba partire dal fatto che l’Europa vive una fase di difficoltà evidente ai cittadini e c’è il rischio forte di un’affermazione di partiti populisti». È quanto ha dichiarato il premier Renzi alla Camera, in occasione del Consiglio europeo di Bruxelles del 20 e 21 marzo 2014, oltre che sullo stato dell’economia e della finanza pubblica. «Il discorso sull’Europa a livello istituzionale deve partire da un presupposto: lottare contro le tecnocrazie e le burocrazie, guardando agli ideali dei padri fondatori», ha proseguito Renzi. «In questi anni l’Italia i compiti li ha fatti. Questo è un Paese che rispetta i vincoli europei, che ha il secondo export, che ha una manifattura con risultati straordinari e noi siamo orgogliosi dell’Italia. Non abbiamo paura a confrontarci sui dati e sui numeri, sappiamo di avere una grande zavorra, ovvero il debito pubblico e il rapporto con il Pil. Non dimentichiamoci mai che l’Italia dà all’ Ue più di quello che economicamente riceve e che siamo un contributore attivo», ha aggiunto. Il premier ha anche parlato delle misure per la spending review. «La presenteremo alle Camere. Il commissario ci ha fatto un elenco, ma toccherà a noi decidere. Come in famiglia, se non ci sono abbastanza soldi, sono mamma e papà che decidono cosa tagliare e cosa no». Da ciò si evince che anche il taglio dell’Irpef nelle buste paga di chi guadagna fino a 1.500 euro al mese è solo un primo passo per rivitalizzare il mercato interno ora bloccato. Renzi assicura, poi, il taglio «a doppia cifra, dieci miliardi», deciso per il cuneo fiscale che «deriva da un margine ampio di copertura, che proviene da un intervento sulla spending da presentare in Parlamento».