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Coronavirus, Renzi attacca Conte e il premier lo snobba. Anzaldi (Iv): "Arroganza del Premier contro un alleato di governo"

Michele Anzaldi critica la risposta del Presidente del Consiglio alle dure obiezioni del leader di Italia Viva sulla Fase 2 dell'emergenza Covid-19

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Matteo Renzi - dopo un periodo di "sostegno" all'operato del Premier Conte sulla gestione dell'emergenza Coronavirus - torna ad attaccare l'alleato capo di Governo e, in un'intervista a Repubblica, definisce l'ultimo DPCM "uno scandalo costituzionale". Secondo il leader di Italia Viva, "la  ripartenza è lenta", si minaccia "una carneficina di posti di lavoro" e "il testo è un errore politico, economico" che "calpesta i diritti costituzionali". 

Parole durissime che il Presidente del Consiglio, interrogato al riguardo in un punto stampa a Lodi, ha risposto di non aver letto. "Stanotte sono tornato a a Roma alle 4" ha dichiarato il PdC, "stamattina siam partiti presto, non ho avuto tempo di leggere la rassegna stampa". Poi, l'affondo: "C'è libertà di opinioni, ahimè a me tocca decidere con tutte le responsabilità del caso". 

La reazione del capo del Governo non ha lasciato indifferente il Deputato di Italia Viva Michele Anzaldi, che ha subito risposto per le rime dichiarando all'Agi: "Giuseppe Conte dice di non avere avuto il tempo di leggere la dichiarazione di Matteo Renzi sull'ultimo Dpcm? Mi pare una arroganza e una caduta di stile eccessiva nei confronti di un alleato della maggioranza di governo". E ancora: "Peraltro i dubbi avanzati da Renzi vengono espressi, in primis dalla presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia, e poi da molti costituzionalisti, tra cui lo stesso Ceccanti del Pd, e sarebbe il caso di rispondere al Parlamento con garbo e spirito fattivo per risolvere un problema da tutti denunciato".

In cauda venenum: "Speriamo che questo modo di fare arrogante e di disprezzo nei confronti del Parlamento non lo porti in un futuro prossimo a leggere cose spiacevoli per lui sul tabellone dell'Aula". 

La polemica sollevata da Matteo Renzi, e "ignorata" dal premier Conte, sulla stentata ripartenza del Paese divide pervicacemente l'Italia e di ora in ora si aggiungono sempre più voci accorate che chiedono aperture più ampie e un allentamento più coraggioso delle misure restrittive. Allentamento sul quale il Presidente del Consiglio pare al momento irremovibile rivendicando le proprie scelte relativamente a studi scientifici che - in caso di riaperture allargate - vedrebbero addirittura necessità a giugno di 151mila posti in terapia intensiva. Dato che Renzi ha giudicato "folle" e volto a "seminare il panico". Il duello a distanza continua. 

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