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Renzi si è dimesso da segretario , trattative al capolinea

Renzi parlerà e gli esponenti della minoranza non andranno alla direzione

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Non c'è più nessuna trattativa possibile: il congresso del Pd è avviato, domani la direzione nominerà la commissione incaricata di gestire il percorso. E Matteo Renzi non parlerà, anzi neanche parteciperà, perché - spiegano i suoi - si è ormai dimesso da segretario. Sono Michele Emiliano, Roberto Speranza ed Enrico Rossi - dicono i renziani - a dover decidere se sfidare Renzi nelle primarie di primavera oppure uscire dal partito. Speranza, che guida i bersaniani, e Rossi non andranno alla direzione e hanno più di un piede fuori.

Emiliano viene descritto come ancora incerto: i renziani non escludono ripensamenti. Ma all'indomani dell'assemblea, mentre proseguono gli appelli e c'è chi tiene accesa la fiammella dell'unità, la scissione è nei fatti. E tra chi resta, già si tessono le trame del congresso: Andrea Orlando, Gianni Cuperlo e Cesare Damiano lavorano a una candidatura alternativa a Renzi.

Letta, 'Non può finire così' "Guardo attonito al cupio dissolvi del Pd. Non può, non deve finire così", scrive su Facebook Enrico Letta, rompendo un lungo silenzio sulle questioni del partito. Non cita Renzi, ma appare chiaro che si riferisce a lui quando invoca che "generosità e ragionevolezza" prevalgano su "logiche di potere". Perché ricorda che proprio tre anni fa fu costretto a lasciare Palazzo Chigi con "sgomento solitario": "Oggi sento la stessa angoscia collettiva di tanti che si sentono traditi e sperano che non sia vero. Mai avrei pensato 3 anni dopo a una simile parabola".

Un atto di accusa che la maggioranza Pd respinge: "Caro Letta, il Pd non finisce certo qui. La nostra storia è più importante dei nostri leader", scrive su Twitter Matteo Ricci.

 

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