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Alta tensione nel Pd su congresso ed elezioni

D’Alema evoca la scissione, Emiliano e Rossi chiedono le assise. Per Renzi “accordo tra i partiti entro il 13 febbraio oppure voto a giugno”

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Non bastava Massimo D’Alema con il nuovo movimento parallelo “Consenso” e il suo invito a rendere “liberi tutti” nel caso in cui si dovesse andare a nuove elezioni senza prima aver cambiato la legge elettorale, evocando così lo spettro di una drammatica e dolorosa scissione. Ci si è messo anche il governatore della Puglia Michele Emiliano dettosi pronto a ricorrere alle carte bollate se il partito non andrà a congresso in tempi brevi.

Torna altissima la tensione all’interno del Pd, soprattutto dopo il rientro sulla scena pubblica di Matteo Renzi che dall’assemblea degli amministratori Dem di Rimini, senza giri di parole, ha detto che “o si arriva entro il 13 febbraio ad un accordo tra i partiti per una nuova legge elettorale” oppure “si vota al più presto, ovvero a giugno”. Una vera e propria discesa in campo quella dell’ex premier deciso non solo a riprendersi il partito dopo la batosta sul referendum per la riforma costituzione ma anche, forse, la guida del Paese. Congresso e elezioni dunque sono i temi caldi che in questo momento  stanno dividendo i Renziani dalla minoranza. Emiliano dal canto suo ha ribadito la sua disponibilità a candidarsi invitando Renzi iniziare subito la procedura per il congresso perché se non lo facesse si troverebbe “in una tale difficoltà politica che rischierebbe di uscirne assolutamente azzerato come soggetto legittimato a guidare il partito”.

Parole dure le sue che, aggiunte appunto alla possibilità di ricorrere alla carte bollate per arrivare alle assise, hanno provocato la replica altrettanto dura del presidente della commissione di garanzia del Pd Gianni Dal Moro: “Non posso accettare che si dica che se il Segretario Matteo Renzi non convoca ora il congresso non starebbe rispettando lo Statuto, perché è una falsità e mima la credibilità dell’organismo che presiedo”. Per il leader della minoranza Dem Roberto Speranza nessuna scissione ma l’esigenza di andare subito a congresso perché ha aggiunto “se si pensa di andare alle elezioni politiche senza alcun momento di contendibilità, si commette un errore molto grave”. La scissione per il presidente Pd Matteo Orfini  "Non fa bene alla sinistra: tra l'altro la sua storia ne è piena e non hanno quasi mai portato bene agli scissionisti. Il Congresso possiamo convocarlo sei mesi prima della scadenza. La scadenza naturale è dicembre, quindi al massimo per giugno: prima il nostro statuto lo vieta”.

Ma ad agitare ulteriormente le acque arriva anche il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi: “Non mi sento il nuovo Prodi e mi candido su contenuti alternativi a Renzi. Il Pd deve ripensare la propria identità e i propri riferimenti sociali. Togliamo dalla discussione i 100 capilista nominati, poi facciamo un congresso e con un programma forte cerchiamo di recuperare voti di sinistra: rischiamo di trovarci dietro a Grillo e a Salvini, e non è una buona compagnia. L’idea di andare subito a elezioni è solo quella di chiedere la rivincita ma questo succede solo nei campetti di periferia”. 

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