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Jobs Act, bocciato dalla Consulta il referendum sull'articolo 18

La Corte Costituzionale era chiamata a decidere se appoggiare i tre referendum abrogativi

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Due ore di udienza a porte chiuse ed ecco il verdetto della Consulta: no al referendum sull'articolo 18, sì a quelli sui voucher e sugli appalti.

La Corte Costituzionale doveva decidere se appoggiare i tre referendum abrogativi, per i quali la Cgil aveva raccolto 3,3 milioni di firme, in materia di lavoro. Riguardavano le modifiche all'articolo 18 sui licenziamenti illegittimi contenute nel Jobs act, le norme sui voucher e il lavoro accessorio e le limitazioni introdotte sulla responsabilità solidale in materia di appalti.

I giudici Silvana Sciarra, Giulio Prosperetti e Mario Rosario Morelli, durante l'udienza hanno composto le relazioni sulle tre richieste di referendum. L'Avvocatura dello Stato, ha confermato nuovamente l'inammissibilità dei referendum.

"Ammissibile la richiesta di referendum denominato 'abrogazione disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti'". Dichiara la Consulta. E poi ggiunge "ammissibile la richiesta di referendum denominato 'abrogazione disposizioni sul lavoro accessorio (voucher)'". Ma "inammissibile la richiesta di referendum denominato 'abrogazione delle disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi'".

Così, il quesito sull'articolo 18, è stato dunque ritenuto inammissibile. Il referendum era volto ad eliminare le modifiche provenienti dal Jobs Act allo Statuto dei lavoratori e a reintrodurre i confini per i licenziamenti esenti da giusta causa. Il Jobs Act aveva sostituito il diritto al reintegro con un indennizzo economico in caso di licenziamento senza giusta causa. La riforma si applica ai contratti di lavoro stipulati dopo il 7 marzo 2015 e non integra gli statali.

"Dalla Consulta una sentenza politica, gradita ai poteri forti e al governo come quando bocciò il referendum sulla legge Fornero - ha commentato Matteo Salvini - . Temendo una simile scelta anche sulla legge elettorale il prossimo 24 gennaio, preannunciamo un presidio a oltranza per il voto e la democrazia sotto la sede della Consulta a partire da domenica 22 gennaio". Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato e responsabile dell'organizzazione della Lega invece reagisce così: "Il no della Corte Costituzionale al referendum sull'articolo 18 e il sì a quelli sui voucher e sugli appalti rappresentano una decisione prevedibile e condivisibile sia rispetto alle due ammissibilità sia rispetto alla non ammissibilità al referendum sull'articolo 18. La Consulta ha lavorato bene, dimostrando piena autonomia".

Il vicepresidente M5s della Camera, Luigi Di Maio scrive: "Questa primavera saremo chiamati a votare per il referendum che elimina la schiavitù dei voucher . Sarà la spallata definitiva al Pd, a quel partito che ha massacrato i lavoratori più di qualunque altro e mentre lo faceva osava anche definirsi di sinistra!". Maurizio Lupi, capogruppo di Area popolare alla Camera: "Sull'articolo 18 non si voterà. La Corte costituzionale ha detto no al referendum della Cgil. È una buona notizia. Così come formulato il quesito avrebbe riportato indietro la legislazione sul lavoro a un sistema rigido e senza flessibilità, con il risultato di ingessare ulteriormente il mercato del lavoro e lo sviluppo soprattutto delle piccole imprese".

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