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Fiducia anche in Senato per Gentiloni

169 i favorevoli, 99 i contrari. Ala e Lega non hanno partecipato al voto mentre il Movimento Cinque Stelle ha votato in massa per il no. Il Premier: “Completare le riforme”

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Via libera anche del Senato al governo di Paolo Gentiloni che, dopo l’ok della Camera di ieri, ottiene così la fiducia del Parlamento. Il semaforo verde di Palazzo Madama è arrivato con 169 voti favorevoli, 99 voti contrari e nessun astenuto. Matteo Renzi, il 25 febbraio 2014, ottenne la prima fiducia del Senato con lo stesso numero di voti a favore. Ala e Lega non hanno partecipato al voto, mentre il M5S alla seconda chiama ha votato in massa per il no (30 su 35).

A differenza dei deputati che ieri hanno abbandonato l’Aula della Camera, questa volta i Pentastellati hanno deciso di fare sentire di più il peso dell’opposizione e dei 20 milioni di No al referendum a Palazzo Madama. “Chiedo la vostra fiducia ed esprimo la mia fiducia nei confronti del Senato e delle sue prerogative", ha esordito il Premier, e subito è palese la differenza con Renzi, che invece si presentò  mani in tasca pronto a dare il ben servito ai Senatori, ma anche il segno più tangibile di quanto avvenuto il 4 dicembre con la sconfitta dei sostenitori del Si alla riforma costituzionale. “Voi - ha detto Gentiloni - sapete che io ho condiviso pienamente la riforma che è stata approvata ripetutamente in quest'aula, ma sapete altrettanto bene che i cittadini italiani hanno deciso con un referendum dal risultato netto. Quindi potrei dire che la fiducia che chiedo a nome del governo al Senato è un po' particolare. Non siamo innamorati della continuità, abbiamo anzi rivolto una proposta all'insieme delle forze parlamentari per individuare una convergenza più larga. C'è stata una indisponibilità: non un amore della continuità ma la presa d'atto di questa situazione ha spinto le forze che hanno sostenuto questa maggioranza a dar vita a questo governo, per responsabilità”.

Dunque non un Governo di inizio legislatura ma un esecutivo “che deve completare la eccezionale opera di riforma, innovazione, modernizzazione di questi ultimi anni”. Urgente poi per Gentiloni sarà intervenire sulla legge elettorale. Il governo, ha ribadito ,"non sarà attore protagonista" ma "avrà il compito di facilitare la ricerca di una soluzione e di sollecitare le forze politiche". Gentiloni ha poi parlato di un Paese che cresce più del previsto, con tassi di disoccupazione "proiettati più bassi di quello che si prevedeva", e dati macroeconomici «incoraggianti». Ma anche di un Paese con una povertà in crescita. “Il nuovo governo”, ha ricordato ancora, “durerà finché avrà la fiducia”: poi ha concluso il suo intervento ricordando Carlo Azeglio Ciampi: “Resto in carica per il tempo che sarà necessario in questa delicata transizione e servirò con umiltà gli interessi del Paese".

Il Premier parteciperà domani mattina a Bruxelles al vertice dei capi di Governo socialisti europei. Sarà il primo appuntamento internazionale, dopo avere ottenuto la fiducia del Parlamento italiano.  

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