"Questa rimonta spettacolare la portiamo a casa". Fa freddo in Piazza della Signoria per il comizio che conclude il lunghissimo tour a favore del Si avviato partendo proprio dalla sua Firenze, dall’Obihall, lo scorso fine ottobre. Ma è un Matteo Renzi in grande spolvero quello che ieri sera ha dato la scossa alla sua gente proprio fra quei sassi e quei monumenti, di fronte a quel comune che lo aveva visto entrare da vincitore a fare il sindaco.
L’organizzazione per scaldare i supporter distribuisce vin brulè e bevande calde in quantità industriale, panini al prosciutto e tramezzini, ma ci pensa subito il Premier a tenere alta la tensione prima ringraziando le famiglie che hanno sfidato la temperatura inclemente per essere lì e poi ricordando che “la riforma costituzionale “Non è per un partito politico” perché “In gioco c’è il futuro delle nuove generazioni”. E il premier non lo dice a caso ma voltandosi per una manciata di secondi verso il backstage dove, oltre al sindaco Dario Nardella e ai ministri Maria Elena Boschi e Stefania Giannini, ci sono la moglie Agnese Landini e i suoi figli. “Guardiamo – ha esordito – la Torre di Arnolfo come innamorati di questa città. Piazza della Signoria in passato è stata un luogo di nefandezze nella Storia ma prima di dire ‘evviva siamo insieme’ vorrei che risuonasse forte il messaggio che noi vogliamo bene all'Italia e che chiediamo a tutti di abbassare i toni. Prima di tutto siamo italiani che credono in questo Paese, che non rispondono agli insulti”. Parole decise per stemperare i torni della polemica referendaria che negli ultimi giorni di campagna elettorale si è alzata bel al di sopra dei livelli di guardia. Ma senza rinunciare, come sua abitudine, a togliersi qualche sassolino dalla scarpa: bersagli preferiti Matteo Salvini della Lega Nord sul voto degli italiani all’estero (“Sono ridicoli ad instillare dubbi e problemi che non esistono.
Questo non è il voto dei brogli, è il voto degli italiani") e il Movimento Cinque Stelle con Beppe Grillo che poche ore prima a Torino aveva chiuso il “Trenotour per il No” con Chiara Appendino e Virginia Raggi (“La campagna è stata sì con alcuni insulti, ma qui non vedo serial killer o pericolose scrofe ferite”). Si agitano freneticamente le bandiera del Si miste a quelle tricolori in una piazza trasformata in agorà. “Che bello – continua il Premier - un Paese che crede nella politica, la sfida referendaria è stata un gesto di amore. Non consideriamo questo un problema, la democrazia non è mai un problema”. Poi passa a spiegare per l’ultima volta i motivi del Si: "La riforma della Costituzione è diventata una possibilità: noi stiamo dando agli italiani il diritto di scegliere, la possibilità di scrivere una pagina di futuro e non di stare soltanto a lamentarsi. Per anni siamo cresciuti con quelli che si sono lamentati soltanto. Risolvevi una questione e dicevano: 'Però il problema è un altro'. Il problema sono stati loro che per decenni hanno avuto l'occasione di cambiare e non lo hanno fatto”. C’è spazio anche per una stoccata su Massimo D’Alema: “Se avesse una poltrona, starebbe qui con noi”.
E per quanto riguarda cosa dovesse succedere in caso di vittoria del No Renzi ha le idee chiarissime: “Io – sottolinea con forza – ho in mente cosa succederà se vince il Si: l’Italia diventerà leader in Europa”. Poi via diritto vberso il rush finale in un discorso durato poco più di un’ora: “Sono certo che se qualcuno di noi in queste ore scarica la rubrica del telefonino, mette al centro delle cose concrete, fa capire che questa non è la battaglia di un uomo solo al comando. Secondo me vinceremo noi, ma in ogni caso avremo fatto vincere la politica”. “Siamo pronti alla rimonta clamorosa”, dice ancora, prima di salutare la folla con “Viva Fiorenza, viva l'Italia”.