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Enrico Mentana agli studenti: non voterò al referendum costituzionale

Il direttore ha spronato i giovani a cercare la propria lotta su argomenti più rilevanti, come il turnover generazionale

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Giovedì 17 novembre, durante un evento organizzato dal sindacato studentesco “Progetto Roma3” presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre, Enrico Mentana ha partecipato ad un dibattito sui temi della riforma costituzionale e del relativo referendum del prossimo 4 dicembre. Accolto fra applausi scroscianti, a testimonianza di una fama quasi da rockstar fra giovani e studenti, il direttore del TG La7, assistito dal giurista e preside del dipartimento Giovanni Serges, ha guidato il pubblico in un excursus sugli argomenti legali e politici della riforma e della contesa elettorale che potrà avallarla o respingerla, senza mancare di arricchire la discussione con aneddoti e battute piene del suo classico sarcasmo e fermandosi al termine dell’evento per una lunghissima serie di complimenti, autografi e selfie con gli studenti.

Il giornalista ha espresso sulla riforma un giudizio piuttosto sereno e terzo, sottolineando, diversificandosi in questo da molti celebri colleghi variamente schierati con il Si od il No referendario, che il voto non porterà nessuna delle conseguenze disastrose pronosticate da entrambi gli schieramenti, stigmatizzando sia la possibile “deriva autoritaria” di Matteo Renzi con la vittoria del Si, sia il caos istituzionale e l’ascesa di un “Trump italiano” (riferito più a Beppe Grillo che a Matteo Salvini) con quella del No.

Mentana, raccomandando ai giovani presenti di esprimere un voto informato, convinto ma non manicheo, ha anche riportato la propria volontà di non votare il 4 dicembre, motivando la propria scelta con il desiderio di mantenersi equidistante, anche per una questione di coerenza professionale, rispetto ad una riforma che il direttore ha definito “obbiettivamente scolorita, scolasticamente tra il 5 e mezzo ed il 6”, ravvisando la necessità di una revisione alla Costituzione che la adatti ai fenomeni contemporanei della politica italiana ed internazionale ma che non sia un compromesso a perdere fra le volubili parti che potrebbero concepirla.

Per ciò che riguarda il consenso popolare verso il Si ed il No, Mentana ha sottolineato che l’anello più debole del processo di riforma potrebbe essere proprio il passaggio referendario, che, pur rafforzando Renzi con un eventuale approvazione di massa del DdL Boschi, rischierebbe comunque di rendere il Partito Democratico candidato ad una sicura sconfitta contro il Movimento Cinque Stelle alle elezioni politiche del 2018, identificando una possibile convergenza di scenari verso un confronto fra “renziani ed anti-renziani” indipendente dall’esito della consultazione.

Il direttore ha poi raccolto grande consenso presso la platea di studenti quando ha affermato che nessun processo di riforma costituzionale rivolto in qualunque senso ha mai considerato il cosiddetto “turnover generazionale”, ossia la possibilità di prevedere un limite massimo alla permanenza di impiegati in età pensionabile nei settori più competitivi del mondo del lavoro. “Su questo argomento, maggioranza ed opposizione sono mute”, ha affermato Mentana, spronando i giovani ad insistere nei confronti di tutte le istituzioni, politiche e sociali, per cercare comunemente nuove forme di diritti che compensino la sproporzione fra ciò che le giovani generazioni hanno ottenuto dalle precedenti in passato e quello che oggi ottengono.

Al termine della conferenza, non è potuta mancare ovviamente una digressione più generica sull’informazione, ed in particolare sul rapporto fra giornalismo e social media. Mentana ha descritto, con esempi pratici di grande rilevanza come il voto sulla Brexit e la vittoria di Donald Trump alle elezioni americane (e ricollegandosi al tema referendario italiano), quanto la cosa più aberrante dell’attuale modo di cercare informazioni non sia tanto la falsità delle notizie in sé, quanto l’utilizzo di queste per la creazione di facili capri espiatori per le frustrazioni o la mancanza di voce in capitolo nelle questioni del potere da parte delle persone; confessando fra una battuta ed un’altra di non gradire la parola “webete” da lui stesso coniata e la sua recente fama di “castigatore della disinformazione” sui social network. Mentana ha concluso l’evento con un ulteriore sprone ai ragazzi in sala, ricordandogli come una corretta informazione possa essere fra le chiavi più importanti per la rivendicazione di quei diritti generazionali citati in precedenza, invitandoli a sfidare con queste armi la società “post-truth (post-verità)” di questo inizio del XXI secolo.

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