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Confronto serrato tra Renzi e il professore

Duello SI/NO su La7 tra Matteo Renzi e Zagrebelsky

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Riforma costituzionale, 1 a 0 per il Sì. Era l'appuntamento più atteso nella corsa al referendum del 4 dicembre, il professore ed ex presidente della Corte Costituzionale Gustavo Zagrbelski contro Matteo Renzi, principale promotore della riforma. I sostenitori del no, pronti a ballare sulle macerie degli slogan renziani demoliti dal magistrato, hanno però dovuto metter da parte le bandierine e rimandare i festeggiamenti. Complice l'assenza di un Enrico Mentana nella vera veste di mediatore del dibattito, ruolo ricoperto solo per la prima delle più di 4 ore di trasmissione su La7, e' Renzi che sembra esserne uscito da vincitore: da buon venditore ha saputo ribattere e spiegare la sua riforma sapendo, a volte, superare gli slogan.

Esempi concreti (centrati o meno, ma mai smentiti convintamente dalla controparte), poche e semplici parole che rispetto ai lunghi, per quanto interessanti, soliloqui di Zagrebelski avranno certamente catturato di più l'attenzione di quel 30% di indecisi cui il dibattito era rivolto. Non c'è, in fondo, da stupirsi. Da una parte l'animale politico, un premier che ha fatto della comunicazione la sua spada, che è arrivato pronto a spiegare, attaccare e convincere. Dall'altra la dottrina giuridica e un uomo di grande cultura e intelligenza che pareva essere lì per un convincere Renzi a votare No, e non gli spettatori.

E così il professore ha fatto il professore, tenendo in sostanza una lezione universitaria, entrando però nel merito della riforma poco e troppo tardi. Partendo da lontano, con tanti giri di parole ma senza mai, realmente, arrivare all'affondo e a volte perdendosi nei suoi stessi discorsi. Renzi invece si è mostrato preparato, ha saputo difendere il proprio testo e soprattutto contrattaccare mettendo l'avversario alle corde, ad esempio insistendo sul “ping pong” tra Camera e Senato o ribattendo sulle accuse di Zagrebelski di aver scritto una riforma che “porta all'oligarchia”.

Slogan, citazioni (tante quelle di Renzi, e sempre “pescando” nel campo dell'avversario), parole semplici e chiare, comprensibili anche a chi di Costituzione e diritto pubblico si è sempre interessato poco A questo spettatore-obiettivo il premier ha sempre rivolto lo sguardo, occhi fissi in camera. Renzi ha vinto non perchè difensore di una riforma perfetta, cosa lontana dalla realtà, ma perchè, semplicemente, ha saputo comunicare meglio la sua idea pungendo nei punti giusti e svicolando abilmente quando necessario. E' lui, che ha avuto molto meno spazio nel dibattito, che ha probabilmente catturato più gli indecisi e forse strappato qualche foto “debole” al fronte del no.

Zagrbelski ha compiaciuto chi era già convinto di rigettare la riforma ma chi si è sintonizzato su La7 per capire e approfondire quello che sarà chiamato a votare, domani delle sue parole non ne ricorderà una. E Mentana, dopo ore di silenzio interrotto solo per chiamare la pubblicità o riassumere i discorsi del costituzionalista , ha riconosciuto la colpa di aver lasciato i due a briglie sciolte, favorendo nella pratica Renzi: “Se c'è stata asimmetria è colpa mia che non ho interrotto e lasciato parlare adeguatamente uno e l'altro. Un dialogo comunque molto stimolante e molto utile, comunque la si pensasse prima e dopo questo dibattito”.

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