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Amministrative italiane, la sfida di Roma

Il caos del dopo-Marino

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Dopo Marino, il diluvio (commissariato).

Lui, comunque, il chirurgo alfiere delle unioni civili, dopo l’affossamento non si ripresenterà alle nuove primarie del centro-sinistra che dovranno scegliere il candidato sindaco per la Capitale. Per il momento sono cinque i nomi che hanno accettato di sottoporsi al voto preliminare degli elettori di area progressista, previsto per il 6 marzo. Si tratta del renziano Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera e vicesindaco di Roma ai tempi di Rutelli; di Roberto Morassut, altro Pd, ex assessore di Veltroni vicino alla corrente bersaniana; di Domenico Rossi (Centro democratico); di Gianfranco Mascia (Verdi) e di Stefano Pedica, ex senatore Pd che cerca anche il coinvolgimento dei Cinque Stelle. Come indipendente si presenta poi all’appuntamento delle primarie anche Chiara Ferraro, una ragazza autistica socia fondatrice di una cooperativa agricola.

A proposito di Cinque Stelle: uno dei candidati alle comunarie (primarie comunali) del movimento grillino, il prof. Antonio Caracciolo, è stato costretto a ritirarsi dalla corsa in quanto reo di aver pronunciato frasi negazioniste. Le alternative, comunque, non mancavano di certo per il popolo pentastellato, che nelle ultime ore ha già votato i 48 candidati al Consiglio comunale capitolino.  Tra i più votati all'interno di questo novero si passerà adesso a scegliere il candidato sindaco: avrebbero dovuto essere 10, i votabili, ma quattro hanno rinunziato alla corsa e dunque rimangono in 6: si tratta dei due “nomi eccellenti”,  la consigliera comunale Virginia Raggi, sostenuta da Alessandro Di Battista, e di Marcello De Vito, anch'egli membro dell'assemblea cittadina, dietro al quale c’è Roberta Lombard; e poi di Enrico Stefano, collega in Consiglio dei precedenti,;di Teresa Zotta, insegnate; di Annalisa Bernabei, studentessa, e di Paolo Ferrara, agente della Guardia di Finanza

Capitolo centro-destra: chi pensava che Guido Bertolaso, l’asso nella manica di Berlusconi, potesse unire tutte le forze dell’area conservatrice-moderata, aveva fatto male i suoi calcoli. L’ex capo della Protezione Civile piace, nei fatti, alla sola Forza Italia, ma non scalda il cuore di Salvini e dei leghisti e ha provocato una mini-spaccatura in Fratelli d’Italia, una cui parte minoritaria (ventuno esponenti su cinquecento) ha annunciato che darà il suo voto a Francesco Storace, candidato de La Destra (la formazione nata nel 2007 dalla scissione, all'interno di Alleanza Nazionale, della corrente della destra sociale). Gianni Alemanno, poi, a nome della sua Azione Nazionale, invoca le primarie di centro-destra (che comunque non dispiacerebbero neppure a Salvini).

Infine, Alfio Marchini: l’imprenditore ex pupillo dell'ex Cavaliere correrà da candidato civico,  ma con il pesante appoggio del Ncd.

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