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Botta e risposta tra Governo e l'arcivescovo Bagnasco sul ddl Cirinnà

Le esternazioni a fine messa sul decreto, del presidente dei vescovi italiani, non piacciono al governo

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 Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei  si augura a fine messa per la giornata del Malato  che la votazione  sul DDl Cirinnà, adesso in discussione nell’aula del Senato,  si svolga a scrutinio segreto.

Pronta la replica del sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, Luciano Pizzetti: "Come regolare il dibattito del Senato lo decide il presidente del Senato. Non il presidente della Cei". L’esternazione del cardinale Bagnasco si inserisce in un momento molto delicato dell'attività parlamentare, dove si cerca di arrivare ad una mediazione tra i vari partiti e persino all’interno degli stessi.

Lunedi il presidente  Grasso, in apertura aveva respinto la richiesta di voto segreto e dopo la prima votazione, che ha bloccato il ritorno del ddl in commissione, la conferenza dei capigruppo ha deciso la sospensione sino a martedì prossimo delle votazioni degli articoli del ddl Cirinnà.
E in questo delicato momento " momento in cui si sta cercando con una certa difficoltà di trovare una mediazione per far arrivare in porto una legge cosi importante parole come quelle pronunciate dal cardinale Bagnasco non aiutano. Certamente ha travalicato il suo ruolo" ha ribadito il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, Luciano Pizzetti.

A rivendicare la laicità della decisione anche  il sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore, che ha risposto in tal modo all'esortazione del cardinal Bagnasco, "Credo che la serenità di giudizio del Presidente del Senato non può essere messa in discussione da nessuno e quindi il governo si rimetterà non solo nel merito ma anche nel metodo alle decisioni che verranno prese nell'aula del Senato". 

Si sarebbe aspettato un messaggio più evangelico e meno temporale anche il sottosegretario agli esteri Benedetto Della Vedova che scrive sulla sua pagina fb:  "Che il Cardinale Bagnasco, capo dei vescovi italiani, senta la necessità di intervenire nella discussione pubblica esprimendosi sui provvedimenti all'esame delle Camere va benissimo; anzi, è a suo modo un segno positivo della laicizzazione della società e delle istituzioni italiane e della piena trasparenza del dibattito politico. La cosa che però mi sconcerta è che auspichi il voto segreto, facendosi anche impropriamente interprete dei regolamenti parlamentari. Mi sarei aspettato un richiamo diverso e più evangelico: 'sia il vostro voto si si', no no'. In modo aperto, responsabile e non nascosto". 

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